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Giovanna Motta (a cura di) – Paesaggio territorio ambiente: storia di uomini e di terre – 2004

Giovanna Motta (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 490, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2004

Come si è trasformato nel tempo il modo di percepire e rappresentare la natura e con quali caratteristiche sono entrate le risorse naturali nei processi economici e produttivi delle diverse regioni del mondo? Sono queste le domande alle quali sembrano ispirarsi la maggior parte dei trentatré saggi che Giovanna Motta ha sicuramente avuto il merito di raccogliere in questo volume, e dei quali non è possibile dare interamente conto in queste note.
Nonostante le forti differenze, è possibile, tuttavia, individuare ? al di là della partizione offerta dal libro ? alcuni elementi comuni ai diversi contributi. Uno tra i più evidenti è rappresentato dal forte rilievo che è dato all’analisi del territorio nel senso che gli aveva attribuito la grande tradizione europea di studi sul paesaggio ? da Marc Bloch a Emilio Sereni a Lucio Gambi ed a molti altri ? e cioè come risultante di una serie di dinamiche che hanno visto l’interazione tra habitat naturale e lavoro umano, tra intervento tecnico e caratteri dell’insediamento. Un esito che si poteva trasformare in un’opera di distruzione e di dissipazione o, al contrario, di valorizzazione. Rientrano tra questi i saggi sul paesaggio russo e sulle risaie indocinesi, sulle aree mezzadrili dell’Italia centrale e sulla riviera romagnola, sulle foreste della Sassonia e sull’ecosistema australiano, e molti altri.
Un ulteriore elemento unificante di un altro gruppo di articoli, è costituito dal carattere ideologico delle rappresentazioni della natura e dalla forte influenza che su di esse hanno sempre fortemente avuto i modelli culturali delle classi dirigenti. Basti qui ricordare il bel saggio di Lucia Rostagno sul territorio palestinese visto dai viaggiatori italiani dell’Ottocento e quello sulla frontiera nella storia americana di Daniel Pommier Vincelli. Un ultimo gruppo di scritti, infine, mostra come una coscienza ambientale nuova sia penetrata nelle istituzioni e nell’elaborazione delle politiche di intervento per il territorio a partire dagli anni Settanta, che appaiono in questo senso come una fase di grande cambiamento: dalla Dichiarazione di Stoccolma al Vertice di Parigi, dalla costituzione di una Commissione europea per l’ambiente alla prima Conferenza mondiale sul clima.
Nel suo complesso il testo si configura come un contributo rilevante agli studi di storia del paesaggio e del territorio, ma che si sarebbe sicuramente giovato della presenza di un saggio introduttivo più ampio ed articolato di quello che ci propone qui la curatrice, volto a guidare il lettore all’interno di un materiale di ricerca molto vasto, ricco di spunti e di temi, che abbraccia un arco cronologico ampio ed uno spazio territoriale addirittura planetario. Sarebbe stato utile tematizzare, individuare le questioni storiografiche più rilevanti e le problematiche più significative, delineare il significato delle svolte epocali ed il loro intreccio profondo con i caratteri originali dei diversi spazi territoriali e con le loro storie nazionali. Presentato così, il libro si configura come una giustapposizione tra saggi ? alcuni dei quali di grande valore ? legati tra di loro dall’appartenenza ad uno stesso campo di ricerca più che da una omogenea ed unitaria prospettiva storiografica.

Gabriella Corona