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Giovanni Contini – Aristocrazia contadina. Sulla complessità della società mezzadrile. Fattoria, famiglie, individui – 2005

Giovanni Contini
Siena, Protagon, pp. 331, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

Si tratta di un corposo volume nel quale l’autore utilizza soprattutto tre tipi di fonti. La prima è costituita dai quaderni scritti dai bambini di una scuola, in un comune a breve distanza da Firenze, tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Sessanta: sollecitati dalla loro maestra, i piccoli allievi descrivevano episodi della vita quotidiana nella quale erano immersi, offrendo così un raro materiale dall’interno della società mezzadrile, a un punto di incontro tra cultura orale e cultura scritta. La seconda fonte è la documentazione di parte padronale relativa alla fattoria di Mezzomonte, appartenente ai marchesi Corsini, fattoria nella quale lavoravano alcune delle famiglie degli scolari; è una documentazione di lungo periodo, tra la metà del Seicento e la metà del Novecento, ma ricca soprattutto sul secondo Ottocento. La terza fonte sono le interviste a protagonisti della storia della mezzadria nella zona, protagonisti che si ritrovano anche nelle fonti precedenti.
L’autore distingue e intreccia le sue fonti con una perizia che nasce da una lunga consuetudine. Il libro è stato elaborato con una lenta stratificazione in sedici anni. L’obiettivo della ricerca è ricostruire ?la storia profonda delle famiglie contadine nel loro rapporto con la fattoria? attraverso ?cosa realmente pensarono, dissero e fecero gli individui in carne e ossa? (p. 19), sia quando la mezzadria era ben salda e occupava tutto l’orizzonte del possibile di chi ne viveva, sia quando a un certo punto non fu più così.
A questo scopo, tra i suoi attori, Contini predilige un gruppo famigliare, quello dei Caroti, perché, con la lunga permanenza sullo stesso podere, segno di successo, rappresentava una posizione invidiabile nel piccolo mondo della comunità e nutriva con energia la sua memoria e il senso di sé. Erano gente d’ordine i Caroti, scrive l’autore, perché quell’ordine garantiva loro una relativa primazia sociale, dimostrata innanzi tutto dalla capacità di consumo alimentare, quantitativamente soddisfacente rispetto al contesto.
La domanda forse principale che percorre il libro è quando si rompa la cultura della deferenza e dell’appartenenza, quando i valori tradizionali, potentemente custoditi dall’analfabetismo, comincino a scricchiolare. Naturalmente non è facile rispondere, se non si ha un’idea assoluta dell’organicità culturale, ma secondo Contini i segnali si addensano negli anni Trenta del Novecento, quando, per fare un esempio, alle giovani donne comincia ad apparire quanto la città offra più della campagna.
Alla fine si resta con l’impressione di aver visto scorrere immagini veritiere costruite con la tecnica del mosaico, unendo tanti frammenti a vividi colori, utili a capire sempre meglio quello che è stato l’oggetto di un imponente lavoro da parte della storiografia toscana.

Giacomina Nenci