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Giovanni Contini, Filippo Focardi, Marta Petricioli (a cura di) – Memoria e rimozione. I crimini di guerra del Giappone e dell’Italia – 2010

Giovanni Contini, Filippo Focardi, Marta Petricioli (a cura di)
Roma, Viella, 226 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2010

Dopo la fine della guerra fredda e la conseguente apertura di molteplici transizioni post-autoritarie in Europa centro-orientale, Africa, America latina, il problema della costruzione della memoria collettiva post-conflitto è diventato di stringente attualità. Storia, memoria, verità e diritto sono divenuti elementi articolati con meccaniche, politiche e strategie differenti. Da un lato vi è stata l’esperienza in Sudafrica della Commissione per la verità e la riconciliazione, che ha attuato un’inedita procedura basata su confessione pubblica dei crimini in cambio d’amnistie ripensando così le strategie di coming to term with the past. L’idea è che il processo penale non sia lo strumento più efficace per la ricostruzione di fenomeni complessi come l’agire criminale dello Stato e le lotte d’apposizione ad esso. Dall’altro, parallelamente, la comunità internazionale ha scelto la strada opposta: lo sviluppo della giustizia penale internazionale. Alla base, l’idea che il processo penale e i meccanismi della prova giudiziale siano gli strumenti, non solo di retribuzione penale, ma anche di determinazione della «verità sul passato».In Europa, dibattiti e ricerche sul malaise de la mémoire – di cui sono sintomo i tentativi odiosi di negazione del genocidio o di rilettura delle responsabilità per i crimini del passato – sono ripresi con nuovo vigore. Se l’indagine storica ha progressivamente rotto il muro del silenzio erto da «convenzioni» politico-mnemoniche dettate dai compromessi contingenti del dopo guerra, sono in molti ad individuare le ragioni della «memoria incompleta» o «instabile» nell’assenza di un’efficace azione giudiziaria di de-fascistizzazione o de-nazificazione. Su questo terreno la «verità giudiziale» è percepita come complemento dell’indagine storica. I saggi raccolti nel volume si collocano in questo dibattito aprendo nuove prospettive sul piano metodologico e dei temi di ricerca. L’inedito approccio comparato tra Giappone e Italia individua importanti omologie circa fenomeni di occultamento mnemonico dei rispettivi crimini di guerra. Su questo terreno ha inciso anche la «variabile giudiziaria». Infatti, da un lato il Giappone che, pur avendo avuto un evento fondante come il Processo di Tokyo, e proprio a causa della preselezione delle fattispecie d’imputazione portate innanzi alla Corte, manifesta ancora oggi consistenti inconsapevolezze circa le violenze praticate dal regime imperiale. Dall’altro l’Italia che, in assenza di una «Norimberga italiana» e con un’azione giudiziaria di de-fascistizzazione abortita ha accettato per decenni mitologie collettive storicamente infondate. Il volume continua l’opera di ricerca storica sulle pagine più buie dei crimini commessi dall’esercito italiano nelle aree d’espansione coloniale e d’occupazione fascista per decenni rimosse dallo spazio mnemonico pubblico, aprendo al contempo lo studio comparato sugli analoghi crimini commessi dall’esercito giapponese. All’indagine storica sui fatti si somma la riflessione circa le ragioni, le modalità e le dinamiche di rimozione di tali crimini dalla memoria collettiva.

Andrea Lollini