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Giovanni Fasanella e Claudio Sestrieri con Giovanni Pellegrino – Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro – 2000

Giovanni Fasanella e Claudio Sestrieri con Giovanni Pellegrino
Einaudi, Torino

Anno di pubblicazione: 2000

Il senatore Pellegrino presiede dal 1994 la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi e sul terrorismo. E tuttavia ritroviamo qui non solo il succo di oltre sei anni di indagine della commissione (quanto condiviso dalla maggioranza della commissione non è dato per ora sapere), ma anche un giudizio sull’intera storia repubblicana, che viene ripercorsa sinteticamente in alcuni suoi snodi fondamentali. Apprezzabile è lo sforzo di distinguere e articolare l’analisi del periodo, con il richiamo allo scontro sulle politiche mediterranee dell’Italia che coinvolge nuovi protagonisti rispetto a quelli di solito menzionati, ed evitando una ricostruzione appiattita su giudizi che a me paiono scorciatoie storiografiche, come la tesi del “doppio Stato”. Ma è indubbio che le fonti ancora “coperte” rendono difficile per lo storico valutare sul terreno che gli è proprio la congruenza della ricostruzione dei singoli punti della ricostruzione.
Più convincente comunque mi sembra la ricostruzione delle dinamiche relative agli anni cinquanta e sessanta, fino al cosiddetto Piano Solo del luglio 1964, che ebbe soprattutto l’effetto di smorzare le velleità riformiste della sinistra di governo (non quella comunista, che dal governo era comunque tagliata fuori con il sostanziale accordo dei due blocchi). Successivamente si sarebbe realizzata una saldatura fra destra eversiva, apparati e settori delle classi politiche e dirigenti, con l’elaborazione di una strategia più aggressiva come risposta al ’68 e alla politica dell’attenzione di Moro verso il Partito comunista. Pellegrino individua due fasi: da Piazza Fontana al tentativo di golpe Borghese, quindi un’altra, con lo sganciamento degli apparati dello Stato dalla manovalanza di destra, per cui le stragi successive al 1974 potrebbero essere la risposta rabbiosa di quest’ultima, ormai isolata e bruciata, e le “connivenze ed indulgenze”, come ebbe a scrivere Moro interrogato dalle Br, di tanta parte della classe di governo italiana sarebbero state finalizzate a coprire la passata saldatura fra anticomunismo bianco e anticomunismo nero. L’interpretazione suscita alcune domande, sulle finalità della prima fase, che rimangono ancora indistinte (uno spostamento a destra dell’asse politico, un vero e proprio tentativo di golpe?); infine è sorprendente che Pellegrino non spenda una parola sulla strage più grave in termini di vittime, quella di Bologna (1980), e accenni appena a quella del Rapido 904 (che è del 1984).
Chiude il volume l’analisi del caso Moro, con il rilievo dato alla colonna toscana delle Br e all’area, anche intellettuale, dei simpatizzanti: la proposta di Pellegrino oscilla fra interpretazioni, tutto sommato a mio avviso da condividere, che riportano la vicenda all’interno della storia italiana della sinistra eversiva (l’album di famiglia di cui ha scritto la Rossanda) e quelle complottiste, che parlano di “sequestro in appalto”, e sostengono l’esistenza di cospicue zone d’ombra nella ricostruzione degli avvenimenti.

Paolo Pezzino