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Giovanni Sale – Hitler, la Santa Sede e gli ebrei. Con i documenti dell’Archivio Segreto Vaticano – 2004

Giovanni Sale
Milano, Jaca Book, pp. 556, euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2004

Come recita il sottotitolo, il libro ricostruisce i rapporti della Chiesa con il nazismo utilizzando, oltre alle fonti già note, i documenti resi disponibili dalla recente apertura di alcune sezioni dell’Archivio Vaticano riguardanti le relazioni tra la Germania e la Santa Sede nell’arco di tempo che va dal 1922 al febbraio 1939 e la documentazione tuttora inedita dell’archivio della «Civiltà cattolica», non accessibile agli studiosi esterni (una scelta dei documenti è pubblicata nella seconda parte del volume). Sì, perché Giovanni Sale è un gesuita della «Civiltà cattolica» e dunque ha accesso a documenti che altri storici non possono vedere. Fatto che avrebbe dovuto accrescere la responsabilità deontologica per una cura attenta delle fonti piuttosto che cedere ad una zelante preoccupazione apologetico-giustificazionista che, invece, purtroppo finisce per prevalere nello spirito di questo libro. Siccome però ex malo bonum, esso finisce con l’essere un’occasione interessante per tornare a riflettere sulle risposte deboli e subalterne all’uso accusatorio della storia, a proposito dell’atteggiamento della Chiesa verso il nazismo.
Una recensione di Giovanni Miccoli, apparsa in forma di vero e proprio saggio su «Studi storici» (1994, pp. 489-507), ha già svelato con sottile acribia errori, inesattezze nell’uso, nella traduzione e nella trascrizione delle fonti. E, soprattutto, denunciato il carattere ancora una volta difensivo volto a ?giustificare? più che a ?capire? le scelte di Pio XII, perpetuando questa ormai estenuata diatriba sulle colpe. Fino ad utilizzare la ?categoria storiografica? di essere, in fondo, Pio XII ?in buona fede?. Del resto la stessa interpretazione che regge tutto l’impianto di fondo non vede le differenze tra un Pio XI sempre più intransigente contro il nazismo negli ultimi anni del suo pontificato e il suo più diplomatico e morbido segretario di Stato Eugenio Pacelli.
Nel complesso, dunque, una occasione mancata per dare credibilità e respiro alla giusta sollecitudine a dare conto di uno dei nodi più controversi e inquietanti della storia della Chiesa novecentesca utilizzando i documenti resi accessibili dalle recenti aperture archivistiche. Questo testo ci consente anche altre osservazioni circa l’annosa questione dell’apertura degli archivi vaticani. Un libero accesso alle fonti non sarebbe solo di giovamento alla ricerca storica ma placherebbe le stesse preoccupazioni del Vaticano: niente, infatti, alimenta fantasie, sospetti come il mistero. E siccome non ci sono grandi ?scoperte?, tali da inficiare le pochissime ricerche serie già fatte, quanto piuttosto precisazioni e approfondimenti, una apertura renderebbe tutto limpido e trasparente. E soprattutto renderebbe un vero servizio non solo alla verità storica ma alla Chiesa, che ha tutto da guadagnare da una ricerca storica rigorosa e puntuale. Il problema dunque non è quello di scoprire ?la verità? sulla posizione della Chiesa verso Hitler, quanto quello di fare parlare con più rigore le fonti già esistenti.

Emma Fattorini