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Giovanni Sale s.j. – Il Vaticano e la Costituzione – 2008

Giovanni Sale s.j.
Milano, Jaca Book, XXI-306 pp., euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2008

Da qualche anno padre Giovanni Sale, redattore della «Civiltà Cattolica», trae dagli archivi della rivista gruppi di preziosi documenti a cui solo lui sembra avere accesso e li pubblica in interessanti sillogi. Non si tratta di edizioni critiche, perché i documenti sono riprodotti senza apparato e talora anche con qualche imprecisione, ma è pur sempre una occasione preziosa per conoscere documenti come egli di solito dice «di parte vaticana» relativi a vicende fondamentali della nostra storia. La sua attenzione si è appuntata, facendo eccezione per un volume sugli anni del Ppi, sulla fase di avvio della nostra repubblica, prima con un volume sul referendum (Dalla Monarchia alla Repubblica 1943-1946, Milano, Jaca Book, 2003), poi con un altro di spettro relativamente più ampio (De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, Milano, Jaca Book, 2005) e infine con questo che si concentra sull’interazione della Santa Sede con il processo di scrittura della nostra Carta costituzionale (per la verità alcuni documenti qui proposti erano già comparsi nel volume precedente).L’a. fa precedere i documenti da una introduzione in cui traccia una contestualizzazione dei testi riportati, senza entrare troppo nei dettagli, e propone qua e là una sua interpretazione di quanto vi è contenuto. In genere la presentazione è piuttosto difensiva, tranne in alcuni casi quando l’operazione risulta proprio impossibile: è il caso dell’atteggiamento che non sapremmo definire altrimenti che oscurantista del Vaticano e dei padri gesuiti in materia di libertà religiosa, dove il p. Sale deve riconoscere che si tratta di impostazioni che sono state totalmente sconfessate dal Concilio Vaticano II (ma avrebbe potuto andar un po’ oltre riconoscendo che anche all’epoca non mancavano cattolici del tutto ortodossi meno ottusi dei reverendi padri della rivista).I documenti sono di un interesse straordinario e, opportunamente interpretati e inseriti negli altri documenti ormai noti, ci danno un quadro sia della mentalità che imperava nei Sacri Palazzi, sia del coraggio e della abilità dei politici democristiani che riuscirono a sottrarsi a quelle visioni scrivendo una Carta costituzionale di altissimo profilo (per tacere della misura della ingerenza sfacciata della Santa Sede negli affari interni italiani). Naturalmente il quadro è molto mosso e i personaggi in gioco non rispondono affatto a un’unica tipologia. C’è il direttore della «Civiltà Cattolica» il p. Martegani, un integrista implicato nel movimento Civiltà Italica di mons. Ronca, che fu uno dei più duri avversari di De Gasperi e una delle anime nere della svolta conservatrice di papa Pacelli; c’è il nunzio in Italia, mons. Borgoncini Duca, un prelato che si mostra singolarmente poco acuto nei suoi rapporti diplomatici; ci sono gli uomini della Segreteria di Stato, Tardini, Montini, Dell’Acqua, assai più acuti e consapevoli della situazione, non esattamente in sintonia fra loro come emerge da una lettura attenta del cifrario curiale e diplomatico che usano nei documenti.Ne esce un quadro di enorme interesse per lo storico, che può vedere dall’interno una dinamica che non era semplice immaginare seguendo le fonti sinora disponibili. E di questo si deve essere molto grati al padre Sale.

Paolo Pombeni