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Giovanni Sedita – Gli intellettuali di Mussolini. La cultura finanziata dal fascismo – 2010

Giovanni Sedita
Firenze, Le Lettere, 254 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2010

Che il fascismo finanziasse insieme ad associazioni, giornali, riviste anche uomini di cultura è cosa nota. Se fin qui ci si era limitati a singoli casi per un volgare dileggio di questo o quell’intellettuale, ora il libro di Sedita propone un elenco completo di quanti avessero percepito contributi e i titolari di veri e propri stipendi con regolari pagamenti, unitamente alle somme ricevute e ai sistemi di erogazione per gli anni compresi tra il 1933 e il 1943. Il pagamento dei finanziamenti ai destinatari era curato, dapprincipio, dall’Ufficio stampa del capo del governo e poi dalle sue mutazioni e in ultimo dal Minculpop. Le risorse di cui si servivano erano extra-bilancio, prelevate in via del tutto riservata per ordine di Mussolini dai fondi della polizia. Le voci di spesa e il numero dei finanziati crescevano progressivamente e raggiungevano nel 1941, quando più importante era lo sforzo propagandistico, uno stanziamento di 20 milioni che il Minculpop adoperava per sostenere 95 giornali e 161 intellettuali dei più diversi ambiti: scrittori, musicisti, attori, con una netta prevalenza dei giornalisti. I finanziamenti personali erano in numerosi casi offerti direttamente dal Minculpop, ma più spesso invocati da un gruppo di intellettuali, notissimi, noti, o quasi sconosciuti. Le richieste, molte delle quali riportate nel testo, dirette a Mussolini o agli altri uomini chiave del programma, erano diverse nei toni, ma tutte presentavano il carattere della supplica di antica tradizione. L’entità del finanziamento o dello stipendio ha ampie oscillazioni legate, come è evidente, al valore e alla notorietà dell’intellettuale. Poco si capisce di cosa richiedesse il regime in cambio. In alcuni casi si sottolinea come il finanziamento fosse subordinato alla pubblicazione di due o tre articoli di cui non si precisa la natura. Che i giornalisti fossero, dunque, chiamati a costituire un esercito di propagandisti è comprensibile, ma per figure come Sibilla Aleramo, Pietro Mascagni, le sorelle Gramatica è più complicato. Non esiste una cultura fascista, e non esiste l’ambizione di costruirla, dice Sedita dando per scontato quello che scontato non è, e dunque questo finanziamento serviva solo a legare figure più o meno prestigiose che si lasciavano esibire in qualche iniziativa pubblica. Non si capisce poi cosa autorizzava un intellettuale a ritenere legittima la richiesta di un finanziamento. La supplica di antico regime rimarcava il legame con il sovrano che si rappresentava come padre premuroso, le richieste di aiuto dei dipendenti regi ottocenteschi erano giustificate dall’idea di una particolare appartenenza allo Stato, ma delle domande degli intellettuali durante il regime non si tenta di spiegare le motivazioni. Queste, con ogni evidenza, sono per l’a. legate alla natura particolare di uno scambio tra il sostegno economico dell’istituzione con l’ostentazione del consenso o, come più o meno esplicitamente dice, la creazione di consenso. Anche nella pur vaga, almeno in queste pagine, natura del termine consenso, il cospicuo sforzo finanziario potrebbe indicare, contro il parere dell’a., una mancanza di consenso.

Giovanni Montroni