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Giovanni Zambito – Il 25 aprile 1995. I mass-media e il 50° anniversario di Liberazione – 2006

Giovanni Zambito
Villanova di Guidonia, Aletti Editore, 175 pp., euro 22,50

Anno di pubblicazione: 2006

Dottorando in Italianistica e docente di lettere e latino, l’autore usa le sue competenze per stilare una dettagliata inchiesta sul contegno tenuto dai vari mezzi di comunicazione di massa nel celebrare il cinquantesimo anniversario della Liberazione. La sua specifica formazione risalta immediatamente dalla vivacità della scrittura e dall’interessante analisi linguistica delle fonti. L’apparato bibliografico e documentario non appare tuttavia adeguato alle ambizioni: nonostante si vogliano prendere in considerazione tutti i media, Zambito ha basato il suo lavoro quasi esclusivamente su quotidiani e periodici. L’assenza di fonti archivistiche non ha inoltre permesso di approfondire le modalità attraverso le quali i vari soggetti interessati sono giunti a prendere le decisioni riguardanti la celebrazione dell’evento, privando il lavoro di profondità e dinamicità. Il testo è diviso in due sezioni: una dedicata ai giornali, l’altra ai Materiali Resistenti prodotti da televisione, radio, cinema e altre intraprese culturali. La prima sezione è divisa in quattro parti che analizzano il dibattito politico e storiografico sviluppatosi sui giornali nei giorni attorno al 25 aprile. La prima parte, anche se concettualmente densa, appare troppo schiacciata sulle fonti utilizzate rimanendo intrappolata nelle polemiche politiche. Forse viene qui scontata l’esiguità della bibliografia che non ha permesso un adeguato approfondimento. Appare invece assai appropriata l’analisi delle lettere inviate ai giornali per indagare la reazione di una parte almeno della popolazione all’evento celebrativo, anche se la selezione che le redazioni certamente esercitano impone una certa prudenza nell’utilizzare questo strumento. Convincente l’uso, nella seconda parte, delle testimonianze di partigiani e fascisti repubblicani per illustrare, oltre alla memoria istituzionale, anche le altre memorie che entrano in gioco. Si ha tuttavia la sensazione di un’occasione mancata perché le testimonianze sono troppo aneddotiche e non aggiungono molto alla riflessione sul significato della Resistenza e della sua commemorazione. Oltre ai ricordi riportati dai giornali, forse, si sarebbe potuto fare ricorso alla memorialistica vera e propria. Anche la parte dedicata al dibattito storiografico paga la scelta di limitarsi ai giornali senza sviluppare l’analisi dei testi degli storici citati. La seconda sezione è un’utile rassegna della produzione televisiva, radiofonica, cinematografica e, in genere, culturale per l’occasione, anche se sarebbe valsa la pena d’impiegare i media diversi dai giornali come fonti a pieno titolo, utilizzandoli per dare forma al discorso generale. Particolarmente interessanti sono i dati sulla audience e sullo share delle trasmissioni RAI forniti dall’autore «per registrare la reazione del pubblico di fronte a tali programmi, che a dir la verità, per la stragrande maggioranza, sono stati proposti in orari piuttosto infelici» (pp. 120-121). Nel complesso pare mancare una riflessione, che invece sarebbe stata cruciale, sull’uso pubblico della storia nel 1995.

Yuri Guaiana