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Giovenale Dotta – Chiesa e mondo del lavoro in età liberale. L’Unione Operaia Cattolica di Torino (1871-1923), – 2008

Giovenale Dotta
Torino, Effatà, 688 pp., euro 36,00

Anno di pubblicazione: 2008

La storia della Unione operaia cattolica (Uoc), tra le prime società di mutuo soccorso cattoliche in Piemonte e tra le più robuste ed attive, viene ricostruita con ampi scavi archivistici tra carte disperse, così da far luce su vari episodi salienti della vita interna e fasi di svolta, appena e incompletamente tratteggiati negli scarsi lavori precedenti basati per lo più sulle sole fonti a stampa. Ne esce un contributo importante per la più ampia storia del movimento cattolico torinese, sul quale manca uno studio complessivo per il periodo postunitario. La storia della Uoc nell’intero corso della sua esistenza, lungo il cinquantennio che passa tra la breccia di Porta Pia e l’avvento del fascismo, investe infatti l’intero mondo cattolico, attraverso i rapporti tra la società operaia e l’arcidiocesi, l’Opera dei Congressi prima e l’Azione cattolica poi, la rete delle parrocchie cui si appoggia ramificandosi attraverso le sezioni parrocchiali. Ne emerge un cattolicesimo sfaccettato, in cui a proposito dei rapporti tra capitale e lavoro – o meglio, specie prima del grande balzo industriale di inizio ’900, tra ricchi e poveri – vi era chi predicava la carità per i primi e l’accettazione rassegnata della posizione assegnata dalla provvidenza per i secondi; ma vi era anche chi – come ricorda l’a. – si richiamava a ideali di giustizia, in cui il miglioramento della condizione dei poveri era obiettivo non disgiunto da quello della pace sociale.L’Uoc si rivolgeva a un mondo del lavoro assai variegato, fatto di artigiani ed esercenti, contabili e scritturali, oltre che di lavoratori dipendenti manuali, in un’epoca sostanzialmente pre-industriale, in cui «operajo» voleva dire anche artigiano e il termine «industriali» era riferito a chi operava nella manifattura, padrone o dipendente che fosse. Interclassista ante litteram, l’Uoc avrebbe accentuato con il tempo questo carattere di unione popolare, fino alla svolta del secolo, quando gli operai sarebbero stati minoranza tra i soci, la maggior parte dei quali non avrebbe più aderito all’attività di mutuo soccorso. Per l’Uoc era ormai iniziata la transizione da associazione operaia in associazione di azione cattolica, con il prevalere delle iniziative in campo culturale ed elettorale, che sfocerà nel 1923 nella trasformazione dell’Uoc in Unione uomini di azione cattolica. Il mutuo soccorso cattolico, infatti, visse un’evoluzione non dissimile da quello mazziniano e socialista: nel pieno dei fermenti modernisti e democratico-cristiani, prima della condanna papale e del riordino del movimento cattolico secondo i dettami del Fermo proposito (1905), la nascita ai primi del ’900 delle Unioni professionali cattoliche – cui l’Uoc affidava buona parte delle iniziative nel campo della mediazione del lavoro – preludeva alla germinazione del sindacalismo bianco, che avrebbe trovato un coordinamento cittadino a Torino con la Lega del lavoro, nata nel 1906, anno cruciale della Lega industriale di Torino e, a livello nazionale, della Cgdl. Ma la storia del sindacalismo cattolico in età liberale resta ancora ampiamente da scrivere.

Stefano Musso