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Giulia Albanese – Pietro Marsich – 2003

Giulia Albanese
Sommacampagna (Vr), Cierre edizioni, pp. 110, euro 11,50

Anno di pubblicazione: 2003

Nella collana ?Profili novecenteschi? diretta da Mario Isnenghi questo agile ma ben documentato volumetto fa luce su una figura di fascista ?delle origini? che era sì nota e menzionata in molte delle principali pubblicazioni sulla storia anche nazionale, a testimonianza di un rilievo politico del personaggio che travalica l’ambito veneziano e veneto, ma non era stata mai studiata in modo approfondito. Ogni profilo biografico evidenzia, com’è ovvio, specificità e peculiarità individuali. Ma certo non era facile venire a capo di un uomo come Marsich, apologeta e primo organizzatore morale della violenza fascista senza che egli avesse regolarmente fatto parte di una squadra o preso le armi in una spedizione ?punitiva?; come pure, energico, anzi entusiasta sostenitore e assiduo propagandista della sedizione fiumana di D’Annunzio, ma ancora una volta non partecipe di questa, mero corrispondente esterno del ?reggente del Quarnaro?. Marsich fu tuttavia solerte avvocato difensore degli squadristi, finanziatore in proprio del primo Fascio veneziano, animatore principale e direttore del giornale «Italia nuova» che fu l’organo essenziale per coagulare e tenere insieme quel primo fascismo di carattere esclusivamente ?cittadino?. Di famiglia originaria della Dalmazia, Marsich fu particolarmente impegnato nella propaganda ?adriatica? del nazionalismo politico e culturale veneziano, benché facesse in realtà i suoi esordi politici nelle file della democrazia radicale. Antisocialista e interventista veemente, ma riformato per ragioni di salute e non partecipe di quell’esperienza militare nella Grande Guerra che fu spesso un titolo di autoriconoscimento e vanto per quasi ogni squadrista, Marsich fu buon oratore e giornalista che seguì Mussolini e D’Annunzio (simpatizzando sempre più con il secondo che con il primo) all’insegna essenzialmente della mobilitazione antipolitica, sospettoso anche in seguito di ogni possibile evoluzione del fascismo verso l’organizzazione partitica. Saranno anzi proprio l’ostilità al patto di pacificazione con i socialisti e la prospettata istituzione di un partito fascista i motivi principali del dissenso di Marsich da Mussolini nel 1921 e poi del successivo abbandono della vita politica per dedicarsi esclusivamente all’attività professionale forense, nel 1922 ma ben prima della marcia su Roma. Del resto il dissidentismo di Marsich non dette vita, come per altri casi in varie zone d’Italia, ad un avvicinamento a forze non fasciste o addirittura antifasciste ed egli rimase fascista in un senso specificamente ?puro?, intransigente avversario di ogni ipotesi di parlamentarizzare il fascismo, ma a sua volta privo delle rudezze farinacciane o della personale protervia di tanti ?ras?. La morte prematura di Marsich nel 1928 avrà anche un seguito di censure e reticenze da parte del regime per la celebrazione di un ?martire? sui generis di cui si cercava di celare il dissenso da Mussolini. Leader prosaici, manovrieri, portatori di rappresentanza di interessi ben più corposi si erano però già affermati nel fascismo veneziano con Giuriati e Volpi, che non peccarono mai neppure per un momento delle ingenuità politiche di Marsich.

Marco Palla