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Giulia Bentivoglio – La relazione necessaria. La Gran Bretagna del governo Heath e gli Stati Uniti (1970-1974) – 2011

Giulia Bentivoglio
Milano, FrancoAngeli, 250 pp., Euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il volume di Giulia Bentivoglio è un lavoro di storia diplomatica sulle relazioni tra Londra e Washington nella prima metà degli anni ’70, osservate dal punto di vista britannico negli anni del governo conservatore di Edward Heath. Il volume affronta il tema alla luce di un consolidato dibattito che vuole proprio Heath come protagonista di un deciso allontanamento da Washington. Rispetto a tale interpretazione, che esalta la scelta europea di Heath, l’a. proclama sin dall’introduzione un intento revisionista: «gli anni che vanno dal 1970 al 1974 non segnano […] la scomparsa della special relationship» (p. 15), poiché europeismo e atlantismo erano per Heath «due parti complementari della stessa strategia» (p. 20).Suddiviso in sei capitoli, il volume opera una rapida ricognizione delle relazioni anglo-statunitensi nel 1970, per poi illustrare come il governo britannico mirasse sia a rafforzare la Nato, sia a entrare nella Cee come mezzo per recuperare prestigio e modernizzare il paese. Il volume si concentra infine sulle vicende del 1973-74, con le dure dispute transatlantiche sull’iniziativa statunitense dell’«anno dell’Europa» e sulla quarta guerra arabo-israeliana, durante le quali, a dispetto della volontà di Heath di non scegliere tra atlantismo e europeismo (p. 147), i fatti spinsero obiettivamente Londra verso relazioni assai tese con Washington.Il volume è rivolto agli specialisti del settore. La cronaca degli scambi diplomatici tra Londra e Washington è condotta in modo puntuale. Molto interessante è la documentata descrizione dell’aiuto britannico a Washington nelle trattative con Mosca per l’accordo sulla Prevenzione della guerra nucleare, firmato nel 1973. Le abbondanti citazioni dai documenti d’archivio offrono un’impressione immediata dello stile diplomatico del governo Heath. Ben argomentato è anche il peso dello scandalo Watergatesull’evoluzione delle relazioni bilaterali. La bibliografia è ampia e contiene lavori prodotti da autori provenienti da almeno cinque diversi paesi, sebbene non vengano citati alcuni lavori meritevoli (tra questi, G. Hughes, Britain, the TransatlanticAlliance, and the Arab-Israeli War of 1973, in «Journal of Cold War Studies», n. 2, 2008, pp. 3-40; E. Sorvillo, Caught in the middle of the transatlantic security dilemma, in «Journal of TransatlanticStudies», n. 1, 2010, pp. 69-82).Su una nota più critica, la scelta di concentrare l’analisi su Londra e Washington è tanto netta che il quadro generale è quasi dato per scontato. Sul piano metodologico, poi, non appare sempre ben esplicitato il limite che separa le analisi condotte dall’a. in sede storiografica da quelle condotte «in diretta» dai vari protagonisti degli eventi narrati. Infine, l’intento revisionista non sembra pienamente raggiunto. Sebbene l’a. affermi giustamente che la relazione poteva essere speciale sia per «qualità», sia per «importanza» (p. 16), tale distinzione non è ripresa nelle conclusioni: così come descritta, la «relazione necessaria» evocata nel titolo era certo ancora speciale per importanza, ma sembra molto più difficile dire lo stesso in senso qualitativo.

Duccio Basosi