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Giulia Calvi (a cura di) – Innesti. Donne e genere nella storia sociale – 2004

Giulia Calvi (a cura di)
Roma, Viella, pp. XXXII-350, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2004

Introdotto da un intervento della curatrice acuto e di ampio respiro, il volume ripercorre affinità, ibridazioni, fiori e frutti che hanno caratterizzato i molteplici intrecci della storia delle donne e di genere con altri ambiti storiografici. Esso è strutturato attorno a sei parole chiave trattate in genere da una coppia di testi complementari dei/delle maggiori esperti/e: cittadinanza, sfera pubblica (Anna Bellavitis, Julius Kirshner, Marco Meriggi), giustizia (Elisabeth Crouzet-Pavan, Mario Sbriccoli), Stato e nazione (Sarah Hanley, Alberto Mario Banti), Chiesa e storia religiosa (Gabriella Zarri, Roberto Rusconi), famiglia (Daniela Lombardi, Alessandra Pescarolo), lavoro (Angela Groppi, Barbara Curli).
Lo sguardo non si ferma all’Italia, ma si allarga alla storiografia dell’Europa occidentale dall’età moderna a quella contemporanea. Proprio in rapporto a questo lungo arco cronologico emerge anche un interrogativo di fondo su scansioni, cesure, continuità e discontinuità. Tommaso Detti si chiede se davvero, come era stato suggerito negli anni ’70, la storia delle donne e di genere abbia portato ad una nuova periodizzazione storica, diversa da quella tradizionale. Per molti motivi ? riassume Calvi ? qui l’innesto non ha dato né fiori né frutti. Molte storiche hanno recentemente scelto di aderire ad una periodizzazione tradizionale anche se prevale oggi lo scetticismo nei confronti di singole master narratives, per gli uomini come per le donne, anche in vista di una storia globale e non eurocentrica che include una molteplicità di scansioni.
È impossibile riassumere in breve la ricchezza dei singoli saggi. Vorrei accennare solo a quattro elementi che li percorrono e che dimostrano quanti grandi passi avanti la storia delle donne e di genere ha fatto nel corso di questi ?innesti?. Il concetto di cittadinanza, lungi dall’essere limitato all’ambito giuridico-politico, è inteso in un senso largo, attento ad aspetti formali e informali, alla visibilità sociale e culturale, legata ai rapporti familiari, al lavoro extradomestico e al welfare. Si è abbandonata ? e questo mi appare un enorme merito della storiografia italiana rispetto ad altre ? la nozione di una rigida separazione tra la sfera domestica o del privato e quella del pubblico o del politico, per scoprire invece i molteplici legami fra queste e i processi di negoziazione e comunicazione che hanno trasformato anche i concetti di conflitto e di potere. La storia di genere, a differenza della ?sola? storia delle donne, ha messo in rilievo anche nuovi elementi di confronto, ad esempio, rispetto alla professione religiosa, presentata per gli uomini come ?milizia? e per le donne come ?matrimonio spirituale?. Infine, appare una grande sensibilità nei confronti delle fonti e della loro costruzione storica, per quanto concerne sia quelle quantitative (ad esempio, le statistiche criminali o quelle del lavoro) che quelle qualitative (come nel caso del ?virilismo repubblicano? dell’800). Questo volume di notevole originalità e precisione è il frutto felice di una riflessione larga e approfondita sul territorio ormai vasto della storia delle donne e di genere.

Gisela Bock