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Giulia Galeotti – Storia del voto alle donne in Italia – 2006

Giulia Galeotti
Roma, Biblink, 317 pp., euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il libro affronta il tema del suffragio femminile in Italia attraversando due fasi: gli anni che vanno dall’Unità al fascismo e il biennio 1945-1946. Pur affermando che il percorso delle donne italiane verso la conquista dei diritti politici si presenta sostanzialmente univoco a quello compiuto in tutto l’Occidente, l’autrice fin dall’introduzione avanza nello stesso tempo l’ipotesi che esista una differenza tra i paesi che hanno ammesso gradualmente le donne al voto (ad esempio riconoscendo prima il diritto al voto amministrativo) e quelli dove invece esso è stato concesso tardi e tutto in una volta. Quest’ultimo com’è noto è il caso dell’Italia. La mancanza di gradualità avrebbe ostacolato, nel nostro paese, la formazione di una classe politica «in cui agli uomini si affiancassero le donne, allargata progressivamente fino a comprendere tutti e due» (p. 304). Il volume nella prima parte ripercorre le vicende della battaglia per il voto alle donne nell’Italia liberale, tematizzando, di seguito, i tentativi, mai riusciti, di concedere il voto amministrativo; il dibattito interno ai movimenti emancipazionisti e suffragisti e gli argomenti che stavano alla base della richiesta del voto; le «risposte degli uomini», di quelli (molti) contrari e dei pochi favorevoli. Nella seconda parte vengono illustrate testimonianze di donne che hanno partecipato alla Resistenza e ai Gruppi di difesa della donna, la rinascita della campagna per il suffragio femminile e l’approdo della questione in sede di governo, fino al decreto legislativo che introduce per le italiane il diritto di voto. Ci si sofferma sull’esclusione stabilita per le prostitute che esercitavano fuori dai locali autorizzati, ricollegandola al tema, di molto risalente, delle qualità richieste alle donne per meritarsi il voto; tra queste la prima era la maternità, categoria dalle quale, si dice, «le prostitute andavano escluse». Per completare la pienezza della cittadinanza mancava tuttavia la definizione del diritto elettorale passivo, che avviene infatti con tredici mesi di ritardo rispetto al primo decreto. I preparativi e la mobilitazione per le elezioni amministrative del 1946, la campagna elettorale per le elezioni dell’Assemblea costituente e un esame dei risultati completano la trattazione, che intreccia dati elettorali, brevi quadri biografici delle elette, testimonianze e citazioni, ai fini di ricostruire il clima che complessivamente caratterizza l’entrata delle italiane nella politica. Nelle brevi conclusioni si accenna al problema delle quote rosa, introdotte nel 1993 nelle liste per la quota proporzionale. L’intreccio tra la ricostruzione storica degli eventi e i problemi «teorici» inevitabilmente sollevati da questo tema appare spesso confuso; si fa sentire inoltre la mancanza di un bilancio sulla letteratura esistente, che poteva forse aiutare nell’elaborare le pur interessanti suggestioni proposte da questo volume.

Mariapia Bigaran