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Giuliana Bertacchi, Eugenia Valtulina – ?Se sono diventato sindacalista è per la Resistenza…?. Partigiani, operai e militanti nella CGIL di Bergamo – 2005

Giuliana Bertacchi, Eugenia Valtulina
Bergamo, ISREC-SPI, 2 voll., pp. 212, 398, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2005

Il titolo di questa bella ricerca ? che consta di due ampi saggi e di diciotto testimonianze raccolte da Valtulina ? pur fedele al vissuto dei testimoni non rende del tutto giustizia alla ricchezza di problemi posti in luce dalle autrici. Bertacchi analizza la composizione sociale e generazionale delle bande partigiane e affronta il problema, già svolto anche dai lavori di Santo Peli, e su un altro piano di Manlio Calegari, dei rapporti non sempre lineari fra reti di contestazione in fabbrica, solidarietà urbane, lotta armata in montagna e direzione politica del CNL e soprattutto del PCI. Valtulina ricostruisce nella rottura delle gerarchie dei mesi a cavallo della Liberazione e nelle esperienze allora possibili, qualche volta prive di collegamenti diretti con i comandi partigiani, la chiave dell’ingresso in un mondo di contestazione sociale che per quei giovani diventa immediatamente sindacale e politica. L’autrice sottolinea nelle storie di vita gli elementi che contribuiscono a spiegare le peculiarità bergamasche, di una provincia percorsa dalla lotta partigiana e che però diede ? sola provincia del Nord, con Cuneo e Asti ? la vittoria alla monarchia. Vediamo dunque lo sforzo tenace di procurarsi credibilità e autorevolezza in un mondo del lavoro in cui l’ingiustizia era spesso percepita ma legittimata: da questo punto di vista il legame col partito era necessario perché contribuiva a fornire un’immagine dell’avvenire che serviva anche nel lavoro sindacale vero e proprio. Osserviamo il peso della tradizione famigliare antifascista e socialista ma anche l’importanza degli incontri nei mesi della caduta del fascismo, nel lavoro e qualche volta nelle già mitiche Sesto e Milano. Tutti i testimoni colgono nella scissione sindacale il vero inizio dei duri anni Cinquanta. Le difficoltà ben presto opposte alla libertà di movimento e d’iniziativa della CGIL nelle commissioni interne è uno degli elementi che fanno chiamare ? come mi è capitato di sentire affermare in una ricerca che ho svolto negli stessi territori ? ?sindacalisti di serie A? i funzionari. La contraddizione insita in queste difficoltà e in queste gerarchie è qui amplificata dalle gravissime difficoltà economiche che a Bergamo affliggevano sia il PCI e il PSI sia la CGIL. La scelta si configurava come un sacrificio di sé per il benessere collettivo, un vero e proprio modello di santità che a sua volta trovava nel culto della fatica, della sobrietà e del lavoro una risorsa da spendere anche nella quotidiana pratica sindacale. Dal percorso in questo mondo, dove Milano può sembrare lontana ma si discute appassionatamente di Unione Sovietica, si delineano alcuni tratti del profilo dei salariati e dei lavoratori negli anni ’50, anni che, a uno sguardo ravvicinato e non ideologico, si rivelano ricchi di aspetti ancora inesplorati.

Maria Grazia Meriggi