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Giuliana Biagioli, Rossano Pazzagli (a cura di) – Agricoltura come manifattura. Istruzione agraria, professionalizzazione e sviluppo agricolo nell’Ottocento – 2004

Giuliana Biagioli, Rossano Pazzagli (a cura di)
Firenze, Olschki, 2 voll., pp. 801, euro 69,00

Anno di pubblicazione: 2004

I due volumi raccolgono i risultati di un progetto avviato nel 1991, perseguito attraverso vari incontri e un convegno del 1994, di cui si pubblicano qui le relazioni introdotte da un’ampia riflessione di Mirri sull’istruzione agraria intesa in primo luogo come specchio e funzione di un più radicale mutamento dell’agricoltura, a suo parere in atto già a partire dal primo Settecento e in via di rapida accelerazione col passare dei decenni.
I saggi del primo volume richiamano i Quadri di riferimento della vicenda presa in esame, a partire da una puntualizzazione del nesso tra sviluppo agricolo e conoscenze agronomiche (Biagioli) e da una rapida ricognizione del modo in cui il tema dell’istruzione agraria si pose e fu affrontato in Germania, Francia, Inghilterra (Reichrath, Charmasson, Collins), per mettere poi a fuoco la questione dell’ardua (e a lungo parziale) ?professionalizzazione? del sapere agronomico, di cui Fumian ripercorre tradizioni ed aporie attraverso i lavori dei congressi degli scienziati, mentre Forni ne evidenzia le fragilità di lunga durata, solo tardivamente attenuate dall’ingresso in forze della chimica, che ? con l’entomologia e la botanica ? segnò il passaggio dal primato delle humanae litterae alla centralità della scienza, con tutto ciò che questo implica e sottende in termini di svalutazione del fattore ?condizione umana? rispetto agli indici di produttività (Abbri). Meriggi, infine, in un saggio ricco di stimoli e spunti di lavoro, invita a spostare in avanti, se non l’inizio, almeno la concreta operatività delle trasformazioni di cui si parla, di cui sono una spia le oscillazioni degli anni trenta dell’Ottocento a proposito dei criteri di classificazione di mestieri, arti, professioni non meno che delle competenze richieste dagli uni e dalle altre, e del ?discorso? che le/li riguardava.
Il secondo volume è occupato da ricerche relative a istituti, personaggi, esperimenti ben radicati negli Stati preunitari, per quanto presenti e operosi anche nella fase successiva (Pazzagli, Nada, Bigatti, Betri, Fronzoni, Moroni, De Lorenzo, Russo, Canciullo, Lazzarini), e da un interessante nucleo di saggi incentrati sulle scuole superiori, sulle oscillazioni che ne segnarono l’impianto e l’azione, tra divulgazione di risultati acquisiti, applicazione sperimentale di principi noti, e ricerca scientifica vera e propria (Coppini, Volpi, Braga, Musella, Moretti, D’Antone). Chiude l’opera ? di cui spiace non aver potuto tener conto nel volume su L’istruzione agraria pubblicato due anni or sono per la collana delle ?Fonti per la storia della scuola? dell’Archivio Centrale dello Stato (cfr. Annale SISSCO 2002) ? un ricco contributo di Banti, volto a documentare le incertezze progettuali e la scarsa fortuna dell’istruzione agronomica, specie (ma non soltanto) a livello ?secondario?, anche per effetto della debole domanda delle competenze che essa forniva, a ulteriore riprova della difficoltà dell’agricoltura a trasformarsi in una ?manifattura? se non proprio come le altre, attenta a mettere in campo paradigmi e criteri di valore non troppo dissimili.

Simonetta Soldani