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Giuliana Di Febo, Santos Juliá – Il franchismo – 2003

Giuliana Di Febo, Santos Juliá
Roma, Carocci, pp. 127, euro 8,50

Anno di pubblicazione: 2003

Fino a poco tempo fa, in Spagna eravamo abituati alle cronache e alle sintesi della lunga dittatura franchista o del dittatore che le diede nome provenienti dall’estero e, in particolare, dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Nonostante ciò, la storiografia spagnola è stata capace di togliersi dalle spalle la zavorra di una università anchilosata e di una lenta struttura scientifica per costruire un equipaggiamento bibliografico e critico all’altezza di qualsiasi altra storiografia europea: per poter creare, quindi, una letteratura scientifica di sintesi che risponda alle questioni più importanti emerse nel dibattito storiografico e nella società spagnola, come il perché della lunga durata della dittatura di Franco, l’importanza della violenza come canale della pratica politica in quel contesto, il livello raggiunto dal consenso intorno al regime o l’effettiva separazione fra uno Stato uniformante nato al calore di una guerra civile ed una società che smise di voler essere uniforme. Non invano, in questo volume una hispanista di riconosciuto prestigio (Di Febo) e uno storico con chiaro senso del genere divulgativo (Juliá) si uniscono per far conoscere una revisione misurata, critica, completa e breve tanto della stessa storia della dittatura franchista in Spagna, come dei dibattiti che su quest’ultima hanno proliferato nei programmi della storiografia e degli usi pubblici della storia.
Queste sono alcune delle questioni che guidano questa breve storia del franchismo: la costituzione del Nuovo Stato franchista dalle aspirazioni totalitarie (1936-1945, sebbene sarebbe più corretto parlare del 1948, anno in cui i cambiamenti dovuti alla fine della Seconda Guerra mondiale iniziano a prendere corpo, essendo terminato fra le altre cose lo stato di guerra iniziato nel 1936), il suo mantenimento dopo la sconfitta dei fascismi nella Seconda Guerra mondiale, l’autarchia economica, l’isolamento internazionale, gli anni del nazionalcattolicesimo, la defascistizzazione e l’egemonia cattolica (1945-1947), quelli dell’autoritarismo antidemocratico e dello sviluppo economico (1957-1969) e, infine, quelli della crisi del regime fino alla morte di Franco e lo sbocco democratico patteggiato fra il potere e l’opposizione. Il libro e la dittatura hanno un asse integratore, quello della vita del dittatore: il franchismo nacque nel 1936, quando Franco diventò capo dello Stato, e solamente con la sua morte l’edificio dittatoriale finì per crollare, per aprire il varco a una democrazia completa. Questa, del resto, andava formandosi da molti anni, necessariamente alle spalle del dittatore. Le fedeltà ideologiche e d’identificazione createsi intorno alla sua figura, che si spiegano solo se consideriamo che il franchismo nacque da una sanguinaria guerra civile ? fatto che segna la sua eccezionalità nell’Europa fra le due guerre mondiali ? e che il suo ricordo escludente e disintegrante fu largamente strumentalizzato dal potere, fecero sì che per quarant’anni la Spagna vivesse nel più anacronistico sistema politico di tutta l’Europa.

Javier Rodrigo