Cerca

Giuliano Gresleri e Pier Giorgio Massaretti (a cura di) – Norma e arbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950 – 2001

Giuliano Gresleri e Pier Giorgio Massaretti (a cura di)
Venezia, Marsilio, pp. 476, euro 41,32

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume raccoglie una serie di saggi scritti in occasione della mostra dedicata alle vicende urbanistiche e architettoniche di Bologna e organizzata dal Comitato per Bologna 2000 ? Città Europea della Cultura. La disponibilità di un’eccezionale documentazione rinvenuta negli archivi pubblici e privati ha consentito di ricostruire la storia delle trasformazioni urbane bolognesi e di alcuni protagonisti del dibattito architettonico dalla seconda metà dell’Ottocento al secondo dopoguerra. La complessità dello sviluppo urbano, che ha caratterizzato il capoluogo emiliano, ha prodotto un caso a sé rispetto alla storia delle altre città italiane. Da questa ricerca collettiva è emerso come la ?diversità? dell’esempio bolognese abbia origine dalla mancanza di sincronia delle azioni e delle pratiche professionali di coloro che sono impegnati nell’impresa di modernizzare l’organismo urbano. La peculiarità di questi studi è di rivolgere l’attenzione ai ?problemi dell’identità professionale e disciplinare? (p. 44), al complesso mondo intellettuale degli architetti, piuttosto che alla storia dell’evoluzione dei singoli manufatti nel tempo. All’epoca della costruzione dello Stato unitario e delle riforme la necessità di trasformare l’assetto cittadino con opere pubbliche di infrastrutture e di abbellimento impone il coinvolgimento di professionisti con competenze specifiche. Questo gruppo sociale si presenta all’interno tutt’altro che omogeneo. La conflittualità, che nasce tra architetti ed ingegneri, è il nodo principale per comprendere la gestione e la realizzazione delle nuove opere e per inquadrare la cultura architettonica bolognese. La divisione dei saperi, arte e tecnica, pone da un lato l’?architetto-artista?, formatosi all’Accademia delle Belle Arti, e dall’altro il tecnico, l’ingegnere, impegnato alla realizzazione materiale della città moderna. Queste due tendenze convivono distintamente con pratiche e stili diversi il cui risultato è la ripetizione accademica della norma, ?mentre l’arbitrio si carica di significati che sovvertono il sapere tradizionale e inducono a prendere coscienza della realtà? (p. 9). Tra il 1920 e 1940 la tensione tra le due culture si allenta e la città diventa un esercizio di modernità conforme alle direttive dell’estetica della politica, che tende a conciliare arte e tecnica in nome di un programma ideologico preciso. Nel secondo dopoguerra la ?diversità? del caso bolognese diventa più evidente con le nuove politiche di sperimentazione che si diversificano con il piano di ricostruzione, il recupero del centro storico, il modello dei quartieri autonomi, il decentramento. In epoca democratica, nel complesso rapporto tra tecnica e arte s’insinua la dimensione politica come cerniera tra gli interessi di un’élite ristretta nel processo di ricostruzione della città e quelli per il bene della comunità. È importante segnalare il ricco apparato documentario in chiusura del volume, costituito da un’abbondante bibliografia e da schede biografiche.

Cristina Accornero