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Giuliano Procacci – Storia del mondo contemporaneo, vol. I, Da Sarajevo a Hiroshima – 1999

Giuliano Procacci
Editori Riuniti, Roma

Anno di pubblicazione: 1999

Si tratta della prima parte di un lavoro complessivo poi pubblicato in volume unico (Storia del XX secolo, Milano, 2000). Uno dei caratteri che s’impone appare la dimensione effettivamente planetaria della trattazione, che molti colleghi si limitano ad evocare senza praticarla nel vivo della ricerca. Il libro si rivolge al lettore colto, allo specialista, allo studente universitario, pur non essendo a rigore di termini né un manuale né una sintesi né una peculiare proposta interpretativa, che pure potrà essere molto utile in sede universitaria. L’a. sembra preferire un tono generale sobrio e controllato, che affida alla trattazione – costantemente intrecciata ai problemi – il compito di guidare il lettore nell’approfondimento delle conoscenze. Il livello dell’informazione presentata è notevole e altrettanto si può dire per la delineazione dei principali problemi e delle tematiche essenziali, saggiamente affidate all’analisi che precede i giudizi sintetici, non pedanti, non enfatici, non sovraimposti all’argomentazione espositiva, sempre improntati ad una prudenza che non rifiuta, però, di prendere posizione. Intanto, la periodizzazione cui l’a. si attiene vuole confermare con forza il turning point rappresentato dalla prima guerra mondiale nel marcare le linee di sviluppo successive della storia delle relazioni internazionali, della storia politica e sociale, della stessa storia delle mentalità e dei consumi culturali di massa – tutti aspetti che l’a. collega grazie ad uno dei paradigmi più incisivamente presenti nel libro, quello dell’interdipendenza (un concetto che l’a. preferisce a quelli di storia comparata e di globalizzazione). Nell’epoca della guerra, della rivoluzione, del bolscevismo, dei fascismi, della crisi politica ed economica delle democrazie, prende avvio e consistenza una prima costruzione del Welfare State che sarà uno dei pochi tratti comuni effettivamente distintivi dell’intero secolo ventesimo. L’a. non adotta né la categoria di totalitarismo né quella di guerra civile europea né quella di fascismo internazionale (rifiuta di considerare “fasciste” le dittature di Franco in Spagna o di Vargas in Brasile, e nega al regime militarista giapponese degli anni trenta la qualifica di “fascismo” asiatico); rapporta l’azione del piccolo partito militarizzato di rivoluzionari di professione guidato da Lenin all’instaurazione della peculiare formazione statuale-sociale dello stalinismo in Russia; delinea magistralmente il passaggio negli Stati Uniti dalla leadership repubblicana dei presidenti che “lasciano fare” a quella di un complesso e incisivo interventismo di Roosevelt. Lo studio storico dell’interdipendenza procede egregiamente per i sentieri impervi e faticosi del distinguere e differenziare piuttosto che per le scorciatoie fallaci e sommarie delle analogie morfologiche.

Marco Palla