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Giuliano Procacci – Storia del XX secolo – 2000

Giuliano Procacci
Bruno Mondadori, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Anticipata per la prima metà del Novecento presso altro editore e segnalata nell’Annale Sissco 2000, questa Storia del XX secolo offre un incisivo e realistico panorama all’insegna del concetto-chiave dell’interdipendenza (piuttosto che della storia comparata o della globalizzazione) della storia mondiale contemporanea: un’interdipendenza che, nella seconda metà del secolo, investe con più decisione ogni area territoriale, ogni “campo”, ogni cultura identitaria e, tra non poche incognite, apre potenzialità inedite di integrazione e sintesi planetarie. Riuscendo a condensare una notevole mole di informazioni, Procacci procede dalla svolta del 1914 alle conseguenze epocali della seconda guerra mondiale e segue l’evoluzione del sistema bipolare basato sull’equilibrio del terrore atomico verso la coesistenza pacifica. L’Europa ridimensionata dà vita ad un processo notevole di costruzione comunitaria, mentre il Terzo e Quarto Mondo avviano senza gradualità né uniformità esperimenti sostanziali di modernizzazione in un lungo e travagliato processo di decolonizzazione. Le questioni del Welfare State dimostrano la loro persistenza e vitalità secolari, come luogo di scontro/ricomposizione sociale e di emulazione/competizione di modelli istituzionali e ideologici. Lo sviluppo senza precedenti del Giappone coesiste con il “grande balzo in avanti” e con il disastro economico cinese, arrestato e invertito solo negli ultimi due decenni di crescita. La stabilità del quadro internazionale si realizza nelle forme “improprie” del bipolarismo e della corsa agli armamenti, fino al crollo dell’Unione Sovietica, all’indiscussa “vittoria” americana di fine secolo e al “gran disordine sotto il cielo” del mondo attuale. Industrializzazione e urbanizzazione, innovazione tecnologica e mobilità sociale hanno accompagnato il più grande boom demografico della storia, “altro che secolo della morte, come è stato affermato da un’altissima cattedra”. E come definire la svolta epocale del ’68, se non come “annus mirabilis paragonabile per ampiezza e intensità al ’48 del secolo precedente”? Il mondo multipolare soffre di una vistosa frammentazione che convive con una crescente interdipendenza, con tendenze che tuttavia non lasciano indifferenti o pessimisti (governi civili che sostituiscono quelli militari o democrazie che rimpiazzano le dittature). In conclusione, “un villaggio globale non è una comunità idilliaca, può anche essere un nido di rivalità e di faide. Perché non lo sia occorre che sia governato”.
Nel punteggiare l’esposizione con una galleria di ritratti appena abbozzati ma sempre efficaci, Procacci mostra una capacità di distacco critico che, da storico di sinistra e da ex parlamentare del Pci, si segnala per una calibrata equanimità di toni, si tratti di Nixon, di Reagan o della signora Thatcher. Il lettore italiano trova in quest’opera molti materiali istruttivi per lo studio e la riflessione secondo uno spirito “antiprovincialistico”, anche se non è molta (e in qualche occasione ridotta ai minimi termini) la trattazione dell’Italia e della sua storia novecentesca.

Marco Palla