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Giuseppe Carlo Marino – Biografia del Sessantotto. Utopie, conquiste, sbandamenti, prefazione di Nicola Tranfaglia – 2004

Giuseppe Carlo Marino
Milano, Bompiani, pp. XV-512, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2004

Nell’abbondante letteratura sul Sessantotto e sui movimenti sociali degli anni Sessanta e Settanta il corposo volume di Giuseppe Carlo Marino assume una collocazione del tutto particolare: distante tanto dalle impressionistiche rievocazioni offerte dalla memorialistica, dalla produzione pamphlettistica e giornalistica quanto dalle analisi fondate su modelli sociologici e politologici, rappresenta una delle prime, se non la prima, ricostruzione complessiva interamente basata su una vasta ricerca d’archivio, e in particolare sul sistematico utilizzo delle carte di polizia presso l’Archivio Centrale dello Stato.
Alla narrazione di eventi e situazioni il volume intreccia un costante tentativo di inquadramento analitico che dà luogo a una proposta interpretativa indiscutibilmente innovativa. Il Sessantotto italiano fu un ?lungo Sessantotto?. Dal distacco esistenziale, registrabile alla metà degli anni Sessanta, di una larga parte dei giovani da una società avvertita come oppressiva e autoritaria e dalle tradizionali organizzazioni politiche e sindacali, trasse origine la politicizzazione, satura di umori antipolitici, di un’intera generazione, compresi gli ?integrati? rimasti non senza disagio all’interno delle organizzazioni tradizionali e incluse le inquiete e inquietanti minoranze di estrema destra, a loro modo coinvolte in un ?Sessantotto nero?. Fenomeno generazionale ? in grado di attraversare e coinvolgere in varia misura sinistra, centro e destra, apocalittici e integrati ? il Sessantotto non fu però l’ennesima, per quanto più ampia per scala e intensità, contestazione giovanile ma rappresentò un’esperienza inedita. Si collocò infatti nel mezzo del passaggio dal lungo ciclo storico, ormai in piena crisi, apertosi con la rivoluzione industriale, alla fase della postmodernità e della società postindustriale. Il Sessantotto, che volle incarnare uno slancio rivoluzionario, finì con il rappresentare un ?tentativo controrivoluzionario fallito? in reazione ai cambiamenti in atto, e fu determinato dalla storia ben più di quanto non sia riuscito a incidere su di essa.
Si tratta di risultati interpretativi non sempre convincenti (troppo nette, tra l’altro, appaiono le valutazioni sugli anni Settanta e sulla frattura storica all’origine della postmodernità, e più di una riserva solleva il giudizio sul PCI e sui sindacati) ma riccamente articolati e, comunque, indubbiamente stimolanti. Non scontata, e non limitata agli eventi e ai protagonisti più noti, è poi la ricostruzione fattuale. L’utilizzo prevalente, a tratti esclusivo, di una fonte preziosa ma non priva di insidie come le carte di polizia (la cui abbondanza e ricchezza di contenuti rivela, tra l’altro, quanto tentacolare e consapevole della posta politica in gioco fosse la vigilanza dei pubblici apparati), produce tuttavia in alcuni passaggi inevitabili, e per lo più veniali, inesattezze, specialmente per quanto attiene alla ricostruzione della ?geografia? del movimento e dei gruppi e della loro elaborazione teorica e culturale.

Alessio Gagliardi