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Giuseppe Leziroli (a cura di) – Dalla legge sui culti ammessi al progetto di legge sulla libertà religiosa, Atti del convegno di Ferrara del 25-26 ottobre 2002 – 2004

Giuseppe Leziroli (a cura di)
Napoli, Jovene, pp. XIV-326, euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2004

Del progetto di legge sulla libertà religiosa, già avanzato per la prima volta nel 1990 e ripreso dal governo dell’Ulivo nel febbraio 2002, poco hanno parlato i giornali e poco soprattutto si discute fra gli storici che a torto ritengono sia questione tecnica da lasciare ai giuristi. Il tema della libertà religiosa non attira i media, ma non attira nemmeno quegli studiosi che s’entusiasmano per gli usi pubblici della storia. Il progetto sulla libertà religiosa, meritoriamente riprodotto in appendice a questo volume di atti, per una serie di malintesi non viene recepito per ciò che è: un tentativo di adeguare la normativa italiana a quella di altre nazioni europee, ma anche un coraggioso modo di esplorare vie alternative alla logica delle intese. Obiettivo primario è la difesa del pluralismo religioso, fuori e dentro le grandi confessioni monoteistiche, in un panorama che, in Italia come altrove, va articolandosi in modo assai inatteso e certo impensabile a quanti avevano pensato alle intese come ad una normativa di avanguardia.
Gli studiosi chiamati a discutere di questi temi a Ferrara (P. Bellini, M. Tedeschi, P. Coltella, G. Lo Castro, A. Fuccillo fra gli altri) si chiedono tutti, chi più chi meno, se, a qualche anno dall’entrata in vigore delle intese, non insorga il dubbio che queste rappresentino, mutati gli scenari socioculturali, una fotocopia di una logica concordataria che, in teoria ma anche in pratica, avrebbero dovuto superare. La logica del patto fra Stato e confessioni religiose aiuta o danneggia l’espandersi della libertà religiosa? Qui sta il dilemma. Il problema è spinoso, specie se si considerano le confessioni religiose che l’intesa ancora non l’hanno siglata, per esempio gli islamici; ma il problema non esclude chi un’intesa l’ha firmata, ma la considera un abito troppo stretto per farvi stare dentro tutte le sue diverse componenti. È il caso, ormai macroscopico, dell’Ebraismo, dentro il quale, specie a Milano, esiste una minoranza dentro la minoranza ? quella degli ebrei riformati ? priva di diritti e di tutele giuridiche come in nessuna altra nazione occidentale. Le società moderne, in altri termini, offrono al legislatore un contesto mutevole, con una velocità sorprendente, per effetto delle ondate migratorie, per il sorgere di diverse forme di religiosità e di forme associative ispirate ad una vita spirituale che vorrebbe maggiormente difesa la propria libertà di associazione (e di dissociazione, come ovvio, senza abiure).
Questo denso volume di atti è introdotto da un’ampia relazione introduttiva di Bellini, che parte dalle indimenticabili, ma spesso dai politici italiani dimenticate, pagine di Machiavelli sui poteri della Chiesa in Italia (Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, I, 12) e ci offre un vivace disegno della politica ecclesiastica dal liberalismo al fascismo. Ma è soprattutto l’animato dibattito a costituire la parte più sostanziosa di un volume che ha il pregio di far uscire dall’oblio un tema che meriterebbe maggiori fortune nell’età dei fondamentalismi e della crisi di un laicismo troppo devoto.

Alberto Cavaglion