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Giuseppe Maria Finaldi – Italian National Identity in the Scramble for Africa. Italy’s African Wars in the Era of Nation-Building, 1870-1990 – 2009

Giuseppe Maria Finaldi
Bern, Peter Lang, 348 pp., Euro 61,40

Anno di pubblicazione: 2009

Dottore di ricerca all’Istituto universitario europeo, professore associato di Storia dell’Europa all’University of Western Australia, scrive e pubblica in inglese e può essere annoverato fra la pattuglia di studiosi che stanno contribuendo con approcci multidisciplinari a togliere dalla marginalità la ricerca sul colonialismo italiano (si vedano soprattutto i numeri di «Modern Italy» 8-1 [2003] e del «Journal of Modern Italian Studies», 13-1 [2008]). Dalla storiografia e soprattutto dal ravvivato dibattito su Adua (cfr. G.M. Finaldi, Report on the Convegno internazionale di studi nel centenario della battaglia di Adua, Piacenza, 10-12 April 1996, Angelo Del Boca (a cura di), Adua. Le ragioni di una sconfitta, Roma-Bari, Laterza, 1997) che ha dimostrato quanto quelle ferite siano ancora aperte (A. Triulzi, Adwa from Monument to Document, «Modern Italy», 8-1 [2003], pp. 95-108), Finaldi parte alla ricerca di fonti non ufficiali o istituzionali, che non si riferiscono direttamente alla vicenda coloniale, ma che consentono di scoprire quale possa essere stata l’estensione e la diffusione di una «cultura coloniale» popolare in un paese di recente unificazione e indipendenza. economicamente e culturalmente arretrato se confrontato con le altre nazioni europee. L’a. si chiede in che misura la cultura coloniale diffusa che le sue fonti svelano sia separata dalla formazione dell’identità nazionale patriottica. Nell’ultimo quarto del XIX secolo a ridosso dell’unità d’Italia l’epica del Risorgimento risuona nella lettura delle cronache sui fatti d’Africa e dei dispacci degli inviati speciali. Lo spazio che la vicenda coloniale trova nei giornali illustrati e per l’infanzia, gli albori di un’industria editoriale che risponde a un mercato in crescita di una popolazione in via di rapida alfabetizzazione, le tipografie che in ogni luogo, fiere, mercati diffondono fogli volanti con canzoni, vignette, racconti, il teatro popolare, così come le rappresentazioni di burattini, l’influenza delle associazioni, non solo missionarie, locali e non, ultima della scuola coi suoi libri di testo, le sue cerimonie e attività che spesso hanno al centro le vicende africane, dimostrano la capillare ramificazione di diffusione di linguaggi che delineano un quadro nazionale-patriottico di cultura coloniale che non solo non è separato, ma che ha radici nel discorso nazionalista e a sua volta contribuisce alla costruzione dell’identità nazionale. L’a. conclude in maniera convincente che non sembra esservi alcuna differenza, ma bensì molte analogie, con la centralità della questione coloniale nell’affermazione di nazionalismi patriottici in altri paesi europei.Il lavoro è ben documentato e originale per la capacità di reperire e analizzare fonti originali, soprattutto la vasta e interessante raccolta di fogli sciolti, pamphlets, opuscoli, poemetti, canzoni. È scritto in piacevole maniera discorsiva, ha un buon apparato bibliografico da attualizzare se, come merita e come auspico, venisse non tradotto, ma riscritto in italiano.

Anna Maria Gentili