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Giuseppe Mayda – Storia della deportazione dall’Italia 1943-1945. Militari, ebrei e politici nei lager del Terzo Reich – 2002

Giuseppe Mayda
Bollati Boringhieri, Torino, pp. 408, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2002

La deportazione verso il terzo Reich dall’Italia occupata dai nazisti non è stata ancora oggetto di uno studio complessivo, pur costituendo un aspetto centrale della storia della seconda guerra mondiale e dei rapporti fra Italia fascista e Germania nazista. Giuseppe Mayda si propone con questo studio di ricostruirne il quadro generale e le diverse componenti.
Il libro è diviso in tre parti e dedicato ad altrettante ?categorie? di deportati. La più ampia è dedicata alla deportazione razziale e ricostruisce in modo analitico la situazione degli ebrei in Italia dopo l’8 settembre. L’autore mette in luce il diretto coinvolgimento del governo neo fascista di Salò e la collaborazione fra forze di polizia italiane e tedesche. Dopo le prime grandi retate da parte nazista ? quella del 16 ottobre ’43 nel ghetto di Roma è la più nota ? ebbe inizio una politica continua e capillare di arresto, detenzione e deportazione. Il ?Manifesto di Verona? (novembre 1943) redatto dal governo di Salò definì gli ebrei ?nemici? ponendo fine ad ogni speranza di salvezza che non fosse la fuga o la clandestinità. L’autore ? utilizzando l’ormai discreta quantità di studi a livello locale ? ricostruisce un quadro sfaccettato che ben evidenzia l’espandersi delle delazioni, il senso diffuso di un pericolo sempre più incombente anche se mai chiaro nei suoi tragici contorni e al contempo mette in luce la capillarità del sistema concentrazionario fascista.
La seconda parte è dedicata ai deportati politici, circa quarantamila, che costituiscono un gruppo assai numeroso ed eterogeneo: non sempre apertamente ostili al regime, spesso ? afferma Mayda ? vittime di quel clima di repressione radicale all’interno del quale anche atti di resistenza civile o la semplice sfortuna di cadere in una retata per essersi trovati nel posto sbagliato potevano sfociare nella deportazione. Come i deportati per motivi razziali essi erano destinati al sistema concentrazionario nazista dipendente dalle SS.
La terza parte riguarda gli internati militari (IMI): quasi ottocentomila arrestati dalla Wehrmacht nei giorni successivi all’occupazione dell’Italia e deportati in campi di prigionia militare nel Reich. Brunello Mantelli ha di recente messo giustamente in dubbio ? sulla base della loro sorte in Germania ? la correttezza della definizione di ?deportati? rispetto a questo gruppo, constatazione neppure accennata da Mayda e che rimanda ad una considerazione di carattere più generale su questo lavoro. La netta tripartizione del libro ne costituisce anche il grande limite. Manca infatti il tentativo di una ricostruzione d’insieme, di una interpretazione complessiva del fenomeno della deportazione, quale invece il titolo lascia sperare. Senza lo sforzo di collocarla nel contesto della conduzione di guerra nazista, senza un riferimento al dibattito storiografico soprattutto tedesco che su questi temi negli ultimi anni ha lavorato molto, senza una maggiore attenzione ai diversi destini dei deportati nel Reich il lavoro rimane in qualche modo sospeso nel vuoto, una summa di quanto è stato fatto senza un vero contributo interpretativo, ma costituisce un buon punto di partenza per un ulteriore, necessario, approfondimento.

Alessandra Minerbi