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Giuseppe Ricuperati (a cura di) – La reinvenzione dei lumi. Percorsi storiografici del Novecento – 2000

Giuseppe Ricuperati (a cura di)
Leo S. Olschki, Firenze

Anno di pubblicazione: 2000

Ricuperati appartiene a una scuola (quella di Franco Venturi), che, nell’ambito della storiografia italiana, ha contribuito in modo notevole alla riproposizione dei Lumi e del Settecento come campo autonomo di indagine e all’apertura, su questi temi, di un dialogo serrato con la storiografia europea e americana. È con alcune di queste esperienze, spesso distanti dal metodo venturiano, che gli autori dei saggi qui raccolti si confrontano: quelle di F.A. Yates (Patrizia Delpiano), A.O. Lovejoy (Roberto Festa), L.G. Crocker (Barbara Maffiodo) e di P. Gay (Paola Bianchi). Si tratta in genere di lavori esaurienti, documentati, ricchi di bibliografia, ampiamente espositivi: ad essi potrà con profitto attingere anche lo studioso non specificamente “settecentista”. Seguono quegli Appunti per una biografia politico-intellettuale di Venturi fino ai primi anni cinquanta, pubblicati nel 1995 da Edoardo Tortarolo, uno dei primi contributi che gli vennero dedicati dopo la morte. Infine Ricuperati chiude il volume con un saggio-rassegna su Illuminismo e Settecento dal dopoguerra ad oggi, in cui cerca di individuare i nodi storiografici più significativi del dibattito internazionale. Com’è quasi inevitabile in lavori di questo genere, il discorso analitico-critico, che pure è assai equilibrato, si fonde con un intento di auto-definizione e quindi, almeno indirettamente, anche polemico: ne emergono, in controluce, alcune delle caratteristiche del suo orientamento di ricerca, cioè l’anti-ottocentismo e l’antiromanticismo, una calda adesione alla civiltà dei Lumi (da cui la diffidenza e l’estraneità verso tutte quelle posizioni – da – Becker a Talmon, a Crocker, a Löwith, ad Adorno – che vi hanno individuato aporie e ambiguità), il tratto laicistico (forte è la simpatia per l’ateismo militante di Gay e significativo il silenzio sul Settecento religioso), l’estraneità diffidente per una storia sociale della cultura di tipo “annalistico”, ma anche per un approccio prevalentemente filosofico-speculativo, la polemica verso le posizioni che cercano di impostare il discorso sulle riforme settecentesche in Italia a partire piuttosto dalla struttura politico-istituzionale e dall’economia degli antichi stati. Molti degli studiosi italiani che riaprirono nel dopoguerra il discorso storiografico sull’Illuminismo settecentesco appartenevano a un’area politica variamente liberaldemocratica (p. 207), ma Ricuperati – anche sulla base di un esplicito richiamo autobiografico (p. 217) – riconosce il nesso che molti altri allora istituirono fra il mondo dei Lumi, il marxismo e la scelta comunista. Lo storico degli intellettuali italiani del Novecento dovrà investigare sulla base di quali concezioni della “libertà”, della “tolleranza”, della “ragione” questo nesso fosse individuato e vissuto: a tale proposito, certe suggestioni del vecchio Talmon possono, forse, risultare ancora utili.

Roberto Pertici