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Giuseppe Rizzo e Antonio La Rocca – La banda di Antonio Franco. Il brigantaggio post-unitario nel Pollino calabro-lucano – 2002

Giuseppe Rizzo e Antonio La Rocca
Castrovillari (Cs), il Coscile, pp. 426, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2002

È ormai da qualche anno che si ricomincia a studiare il brigantaggio. Dopo le ricerche fortemente connotate sul piano ideologico, che avevano visto nel brigantaggio una espressione della lotta di classe, è seguita una stagione di relativo silenzio. Da qualche tempo, il brigantaggio ha iniziato a interagire con più vasti fenomeni di rilettura della storia patria, caratterizzati da un elevato tasso di revisionismo e di uso pubblico della storia. Tuttavia, mi sembra che a differenza di altri punti di frizione della memoria nazionale, il discorso sul brigantaggio sia rimasto, tranne poche eccezioni, sostanzialmente appannaggio di storici non professionisti, circolando su canali di distribuzione e diffusione diversi da quelli a cui siamo abituati. Il libro in questione non è da rubricare nella ormai consistente pubblicistica antirisorgimentista e filoborbonica. Gli autori, che si definiscono nella loro esplicita premessa ?semplici ricercatori delle loro comunità?, dichiarano in modo molto netto gli intenti del libro: senza utilizzare tesi legittimiste di ieri e di oggi, non vogliono né mitizzare né criminalizzare il brigante, ma tentare di capirlo (p. 10). Tuttavia sebbene le nefandezze e le crudeltà siano attribuite in modo più o meno equo ad entrambe le parti, credo che si possa registrare una certa simpatia per le ragioni del brigantaggio, che qui sembra conservare una forte radice di contestazione sociale e di ribellione. Anche se in molte vicende ricostruite da Rizzo e La Rocca risultano evidenti le complicate relazioni che inviluppano intere comunità, tagliando in modo trasversale gruppi sociali, in alleanze e conflitti non sempre riconducibili alle dinamiche di classe.
È piuttosto complicato recensire un volume come questo, molto dettagliato nelle ricostruzioni e, forse, un po’ frammentario nell’organizzazione del materiale. Ciascun capitolo è dedicato a specifici eventi briganteschi, che, tuttavia, risultano in genere collegati tra loro, con rimandi che non sempre facilitano la lettura. Tra i vari capitoli si collocano alcuni brevi profili biografici (alcuni di personaggi noti come Borjes e Fumel, ma altri meno noti come suor Teresa La Banca e Giuseppe Valerio) e alla fine del volume un’appendice con notizie su tutti i componenti della banda Franco.
Certo è che ancora una volta si dimostra la fecondità di ricerche di storia locale, estremamente ben documentate, delle quali sarebbe utile tenero conto.

Marco Armiero