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Giuseppe Slaviero (a cura di) – Michele Buniva introduttore della vaccinazione in Piemonte. Scienza e sanità tra rivoluzione e restaurazione. Atti del Convegno di studi, Pinerolo 14 ottobre 2000 – 2002

Giuseppe Slaviero (a cura di)
Torino, Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino (ASTUT), pp

Anno di pubblicazione: 2002

Inquadrata nelle vicende piemontesi dell’età napoleonica e nel nodo dei problemi storiografici tuttora aperti al riguardo, la figura di Buniva viene collocata debitamente anche nell’evoluzione della facoltà medica torinese, già vivacemente integrata nella comunità scientifica internazionale dalla metà del Settecento, ben prima dunque dell’arrivo dei francesi (Gian Paolo Romagnani). Ogni aspetto dell’attività di Buniva trova collocazione nelle diverse relazioni. Intenti e difficoltà pratiche dell’indomito vaccinatore alle prese con gli abitanti delle vallate alpine nel 1807 (Yves-Marie Bercé). Ragioni per considerarlo un botanico, che si spera verranno confermate da futuri studi sulle carte inesplorate (Silvano Scannerini). Rapporti di Buniva con l’Accademia delle Scienze (Guido Filogamo); silenzio (ostracismo?) nei suoi confronti da parte dei fondatori (1819) dell’Accademia di Medicina (Alessandro Bargoni). Impegno per la scuola di veterinaria e risvolti politici della rimozione di Buniva dalla sua direzione allorché essa passò (1804) al Jury d’instruction publique (Maurizio Ferro). Importanza documentaria della Memoria al figlio unigenito (1826), autodifesa di un uomo sdegnato e non rassegnato, sebbene senza speranza di riabilitazione da parte del sovrano (Giuseppe Slaviero). Metodi e strumenti della ricerca biomedica all’epoca (Marco Galloni). Protagonismo di B. nel passaggio dall’innesto del vaiolo umano alla vaccinazione jenneriana , assunta come simbolo dell’impegno medico per una nuova impostazione del problema della salute, sul piano individuale e su quello sociale. Come la coincidenza fra età della vaccinazione ed età napoleonica abbia dato a tal pratica un connotato ?rivoluzionario?, che ne causò la messa in mora con la Restaurazione in Piemonte e negli altri stati italiani, escluso il Lombardo-Veneto (Vittorio Sironi). La storia dei fecondi contatti di Buniva con savants francesi ed inglesi, e del suo impegno politico-sanitario, a partire dalla nomina a presidente del Consiglio superiore civile e militare di sanità una volta rientrato in patria dopo Marengo, ne mette in rilievo l’adesione alla ?prospettiva teorica degli idéologues, che consideravano la medicina la sola scienza in grado di migliorare l’esistenza dell’uomo?. L’ampiezza del progetto, che investiva, oltre la vaccinazione, una serie di problemi (statistica demografica, dati climatologici, sanità militare, controllo di macelli, discariche, fognature, piazze, strade, carceri, ospedali, regolamentazione delle professioni sanitarie), spiega in parte gli incerti risultati. Furono però i contrasti politici originati dall’annessione alla Francia, togliendo autonomia al Consiglio di sanità, a segnare lo scardinamento di tutto il sistema ideato da Buniva: la restaurazione sanitaria insomma precedette quella politica. L’emarginazione di Buniva e del suo grande progetto fu un fatto acquisito già prima che la restaurazione lo colpisse escludendolo dall’Università e dall’Accademia delle scienze (Dino Carpanetto).

Annalucia Forti Messina