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Giuseppina Fois – Storia dell’università di Sassari 1859-1943 – 2000

Giuseppina Fois
Carocci, Roma

Anno di pubblicazione: 2000

Giuseppina Fois, che è anche autrice di studi sulla storia della stampa e sulla storia contemporanea della Sardegna, torna con questo volume ad un oggetto di studio che l’aveva già impegnata in passato. Al lavoro già pubblicato nel 1991 dal Centro interdipartimentale per la storia dell’Università su L’università di Sassari nell’Italia liberale. Dalla legge Casati alla rinascita dell’età giolittiana nelle relazioni annuali dei Rettori l’autrice ha ora aggiunto una seconda parte che lo arricchisce in modo sostanziale e che ci permette di seguire le sorti dell’ateneo sardo fino al secondo dopoguerra. Ci viene in tal modo fornito un quadro di lungo periodo relativo ad un ateneo la cui importanza è – nel panorama del sistema universitario italiano fatto di poche grandi università e di molte (oggi moltissime) piccole sedi – da sempre emblematica.
Nell’ambito di progetti di riforma e di riorganizzazione del sistema di istruzione superiore Sassari rischiò la soppressione fin dal 1859 e comunque ogni volta che furono messi in cantiere tentativi di razionalizzazione che avevano lo scopo di ridurre il numero delle sedi per concentrare gli investimenti su pochi centri più grandi che si sarebbero voluti capaci di inserirsi con successo in un confronto internazionale. La mobilitazione di interessi a livello locale come pure a livello nazionale in difesa dell’università di Sassari è sintomatica dell’importanza della questione delle piccole università, cruciale nell’assetto accademico dell’Italia postunitaria per le élites locali e per i deputati che le rappresentavano.
Costruito su una solida conoscenza di materiale d’archivio e sulle relazioni dei rettori, il lavoro fa i conti con un settore di studi in crescita e all’interno del quale si può individuare negli ultimi anni il progressivo abbandono di modelli encomiastici e autocelebrativi e l’ingresso invece di una consapevolezza degli strumenti della storia delle istituzioni culturali e delle amministrazioni locali. Il quadro fornito da questo studio molto consapevole del delicato rapporto tra centro e periferia è dettagliato e, nello specifico, attento a cogliere le caratteristiche di ateneo di passaggio che Sassari ha svolto fino a tempi recentissimi. Prima destinazione di vincitori di concorsi nazionali, questa università ha potuto trar vantaggio dalla presenza di studiosi spesso illustri. L’autrice riconosce però onestamente che la ricaduta positiva di questa circolazione nazionale fu limitata dalla “precarietà delle permanenze e da una quasi fisiologica debolezza delle strutture scientifiche e di ricerca” (p. 290). Furono comunque sempre i docenti di origine locale a governare l’università e a “garantire quell’integrazione tra Università e ceto politico locale, mondo delle professioni, società civile nelle sue varie espressioni”. Interessanti i numeri relativi alle iscrizioni studentesche, e, per altri versi, quelli relativi alle convenzioni con gli enti locali e all’edilizia universitaria, da sempre cerniera di un rapporto con la città.

Ilaria Porciani