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Giustina Manica – Mafia e politica tra fascismo e postfascismo. Realtà siciliana e collegamenti internazionali 1924-1948 – 2010

Giustina Manica
prefazione di Sandro Rogari, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 279 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume fornisce un contributo importante agli studi sulla mafia, tanto per il periodo oggetto della trattazione, soprattutto gli anni ’30 e ’40 del ‘900 (solo di rado indagati dalla storiografia), quanto per l’utilizzazione di documenti nella maggioranza inediti (Archivio di Stato di Palermo, Archivio Centrale dello Stato, Fbi) alcuni dei quali, come evidenzia il prefatore, sono utilizzati nel capitolo introduttivo sia per illustrare «la situazione politica e amministrativa dell’isola», sia i «grandi processi di mafia con centinaia di imputati del periodo Mori». La scelta dell’a. di iniziare il suo lavoro a partire dalla transizione dallo Stato liberale al fascismo appare poi non solo congruente ma anche opportuna, perché consente al lettore di cogliere in maniera lineare le difficoltà dei governi centrali di cooptare il consenso in Sicilia senza fare a meno della mediazione mafiosa, così come agevolmente si ricava dalla ricostruzione e dalla valutazione dei rapporti tra mafia e politica nei diversi periodi considerati (gli anni del fascismo, dell’amministrazione del governo militare alleato, del separatismo, dell’avvio della prima legislatura repubblicana). La persistenza del fenomeno mafioso e la sua vocazione ad assecondare le trasformazioni sociali e politiche che di volta in volta intervengono nella società emergono, infatti, con ogni evidenza nel volume di Giustina Manica che ricostruisce, con abbondanza di documentazione, tanto il fallimento dell’azione del prefetto Mori nella lotta alla mafia, quanto la sua estensione e pervasività ancora negli anni dello sbarco alleato. Di particolare interesse la descrizione delle diverse tipologie di reato, tra cui le forme tipiche di furti e abigeati ma anche la gestione di appalti e consorzi locali, della struttura organizzativa e dei modelli di gestione del potere delle varie famiglie mafiose. Aspetti, questi ultimi, che oltre a essere indagati in una prospettiva di confronto con Cosa nostra americana, si prestano ad una lettura agevole anche ad un pubblico di non addetti ai lavori. Alla diffusione della mafia negli Stati Uniti d’America è dedicato proprio un capitolo del volume nel quale vengono descritti in maniera puntuale le diverse tappe di sviluppo dell’organizzazione, i suoi legami con la Sicilia, i protagonisti e le opportunità di arricchimento (prima l’intermediazione dei prodotti con la Sicilia, poi il controllo delle catene migratorie, quello della forza lavoro, il contrabbando di alcolici negli anni del proibizionismo, e cosi via). Convincenti, nella parte finale del volume, le osservazioni in ordine al nodo delle relazioni tra mafia, banditismo e potere politico, negli anni della transizione dal fascismo alla Repubblica, mentre spunti di riflessione storiografica di certo rilievo, arricchiti pure dallo studio dei materiali relativi alle Commissioni antimafia, emergono, tanto dalla ricostruzione dei legami internazionali dell’organizzazione, quanto dalle funzioni svolte quale elemento di stabilizzazione sociale in senso conservatore e moderato.

Luigi Chiara