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Gli Ufficiali dei Carabinieri Reali tra reclutamento e formazione

Flavio Carbone
Soveria Mannelli, Rubbettino, 292 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2013

Come l’a. ricorda nella breve introduzione, la necessità di approfondire la storia dei Carabinieri in parallelo a quelle delle altre forze armate è stata rimarcata sin dal I Convegno di storia militare. Parte di un universo istituzionale e valoriale sostanzialmente unico, esercito e Arma (e in parte anche la marina) hanno infatti intrecciato le loro storie sin dal XIX secolo, dando vita a vicendevoli processi mimetici e osmotici che ne hanno profondamente influenzato lo sviluppo, l’organizzazione e la mission. Il libro di Carbone getta luce su un aspetto della storia dei Carabinieri, il reclutamento e la formazione degli ufficiali, già da tempo indagato con riferimento ad altre armi (dal pionieristico collettaneo curato da Caforio e Del Negro del 1988 sino ai più recenti lavori di Balestra sull’accademia di Modena), ma effettivamente trascurato in relazione alle peculiari vicende dei Regi Carabinieri fra età liberale e fascismo. Lo fa guardando in particolare al processo di selezione e agli istituti deputati a formare i quadri dell’Arma, studiati attraverso un’ampia documentazione (sia a stampa che inedita) raccolta non solo all’archivio dell’Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma, presso cui l’a. lavora, ma pure al Museo Storico dei Carabinieri, all’Archivio centrale dello Stato ed all’Ufficio Storico dello Stato maggiore dell’Esercito. Ne viene fuori un quadro ricco e interessante che, anche grazie ai corposi apparati (le tabelle in appendice sono 42 e riassumono tutti i dati principali su cui si fonda il ragionamento dell’a.) e alla riproduzione di alcuni documenti alla fine dei singoli capitoli, rende conto del profilo sociologico di chi sceglieva la carriera militare, dei meccanismi di avanzamento (con un utile sguardo comparato a quanto accadeva nell’esercito), del sistema di valori sotteso alla loro formazione nelle scuole dell’Arma e delle pratiche didattiche, o almeno di come esse erano disegnate dai relativi regolamenti. Apprezzabile per aver contribuito ad arricchire la limitata bibliografia scientifica sulla storia dell’Arma prediligendo il tempo di pace all’histoire-bataille ed evitando i toni celebrativi tipici degli scritti pubblicati da studiosi in divisa, questo studio ha infatti il suo principale limite nel suo schiacciarsi sulla dimensione normativa, trascurando gli spunti che sarebbero potuti venire dal ricorso ad approcci e fonti diversi (a cominciare dalla memorialistica per finire all’analisi dei materiali didattici in chiave culturalista) in grado di lasciarci almeno intuire cosa realmente accadeva nelle caserme e nelle scuole dell’Arma, e comunque utili ad integrare la prospettiva top-down insita nel corpus documentario selezionato e a rifuggire la tentazione – in cui l’a. a volte pare cadere – di dare per buoni i dati presenti nelle carte ufficiali senza cercare ulteriori riscontri.
Nel complesso, però, il libro di Carbone rappresenta un contributo di rilievo alla conoscenza di un’istituzione importante nella storia italiana come l’Arma e si spera possa costituire un ulteriore stimolo a nuove indagini che proseguano il virtuoso processo d’integrazione fra storia militare, sociale, politica e istituzionale.

Marco Rovinello