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Grecia. Dall’indipendenza a oggi

Richard Clogg
Trieste, Beit, 368 pp., € 20,00 (ed. or. New York, Cambridge University Press, 2013, trad. it. di Piero Budinich)

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume riprende un precedente libro dell’a., uscito in Italia nel 1996, ma con un
focus maggiore sulla storia recente. La narrazione prende le mosse dalla fine del periodo
bizantino, ma gli anni che vanno dalla caduta della dittatura dei colonnelli (1974) a oggi
ricoprono quasi un terzo dell’intero libro. In questa scelta avrà certamente giocato un
ruolo la crisi del debito che ha portato la Grecia, un paese solitamente marginale nella
percezione dell’opinione pubblica occidentale, al centro dell’attenzione internazionale.
Il libro segue il dipanarsi della storia politica del paese ma dà anche spazio a temi
meno frequentati come la questione minoranze, principalmente quelle musulmana e slavofona,
e alla storia economica e sociale. Il volume è corredato da un’ampia appendice
biografica e da un apparato iconografico, che in verità talvolta appesantisce più che arricchire
la lettura.
Il tema dell’integrazione della Grecia nella «casa comune europea» è centrale nel
libro. L’a. sottolinea come l’adesione dei greci all’Europa sia stata determinata non solo
da interessi politici ma anche da una chiara problematica identitaria. Rinforzare il legame
con la tradizione europea è sempre stato un movente centrale delle scelte politiche delle
élite greche, che si sono sempre sentite «pericolosamente» vicine al mondo orientale. Nel
XIX secolo l’idea nazionale si è imperniata su un netto rifiuto del passato ottomano, su
un rapporto non del tutto limpido con quello bizantino e su un’antistorica affermazione
di continuità con il passato classico. Lo dimostra tra l’altro la lunga prevalenza della
katharevousa, una variante classicheggiante del greco moderno che ha prevalso nella comunicazione
ufficiale fino al 1974, sulla dimotiki, la variante più moderna e parlata dalla
maggior parte dei greci.
L’a. si concentra sull’instabilità politica che ha dominato il paese dagli anni ’60, ma
in realtà già dal primo dopoguerra, a oggi. Il clientelismo, l’assenza di un ben definito
sistema dei partiti, le continue riforme delle leggi elettorali ne sono state le responsabili
insieme alla forte dipendenza delle vicende politiche del paese dal contesto internazionale.
La prevalenza del vincolo internazionale, infatti, si è fatta sentire in più modi nella
storia greca. In parte essa deriva dalla subalternità alle grandi potenze, che l’antropologo
Michael Herfeld ha opportunamente definito «criptocolonialismo», un carattere che si è
rivelato con violenza proprio negli sviluppi politici ed economici recenti. Già la fondazione
dello Stato, con l’imposizione della dinastia regnante da parte delle grandi potenze, ne
porta i segni. La prima guerra mondiale determinò lo scisma nazionale che improntò di
sé la storia tra le due guerre. La guerra fredda ebbe un grosso impatto sulla guerra civile
tra il 1946 e il 1949. In parte il vincolo internazionale deriva dai forti conflitti a carattere
nazionalistico con gli Stati vicini. Come l’a. illustra, la questione di Cipro, i dissidi con la
Turchia, la Macedonia e l’Albania negli anni ’90 hanno influenzato la politica e la tenuta
dei governi più dei problemi interni.

 Paolo Fonzi