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Guido Crainz – L’Italia repubblicana – 2000

Guido Crainz
Giunti, Firenze

Anno di pubblicazione: 2000

L’agile sintesi, che Guido Crainz ha pubblicato nella “Collana XX secolo” dell’editore fiorentino, ripercorre con intenti divulgativi le vicende dell’Italia repubblicana dalla Liberazione al 1999. La scelta di articolarne la storia lungo sei capitoli evidenzia l’orientamento interpretativo dell’autore. Infatti, alle “fondamenta” dell’Italia repubblicana (gettate per così dire nel periodo che va dal 1945 al 1956-1958, anni chiave sia per le due subculture dominanti, quella cattolica e quella comunista, sia per le trasformazioni strutturali della società italiana), fanno seguito il miracolo economico e il centrosinistra; la stagione dei movimenti, il “lungo Sessantotto” che si dilata fino alla metà degli anni settanta; la crisi della Repubblica; l’altrettanto distesa e inconclusa transizione, termine nel quale è condensato il senso dell’ultimo decennio.
Una simile scansione cronologica, peraltro, consente di cogliere i nessi stringenti tra mutamento del quadro internazionale ed evoluzione interna, sia sotto il profilo dei rapporti tra i blocchi emersi dopo la seconda guerra mondiale, sia riguardo ai profondi, radicali cambiamenti che hanno contrassegnato l’Europa e l’area occidentale alla quale l’Italia appartiene.
Dalla lettura del volume di Crainz emerge un luogo di sofferenza che, nonostante la radicalità dei processi di trasformazione del Paese nelle diverse manifestazioni del suo esistere, costituisce la vera continuità dell’Italia postbellica: il sistema politico. Al riguardo Crainz sembra collocarsi nel quadro di una consolidata categoria interpretativa che scorge nel centrismo il tempo, dominante l’esecutivo, della democrazia congelata; nel centrosinistra la fase del riformismo sconfitto; nei movimenti l’ascesa prepotente di nuovi soggetti; nella crisi degli anni settanta la deriva consociativa che svuota la diversità comunista; nel pentapartito il cupo crepuscolo del sistema politico del secondo dopoguerra, tramontato con la scomparsa dei soggetti che lo avevano alimentato.
Eppure i diversi passaggi e le diverse fasi del nostro vivere associato narrati da Crainz inducono a riflettere sul carattere precario della nostra democrazia, sul suo delicato retroterra, che ha imposto costi altissimi, sulla sua irriducibilità ai modelli affermatisi in Europa. È il lungo, tormentato cammino di una democrazia che, per complesse ragioni, non ha potuto evolvere né in direzione della democrazia dell’alternanza né di quella consociativa, tentando, ma fallendo, soluzioni originali di adattamento di quei modelli alla specificità italiana. È esistito nel secondo dopoguerra un caso italiano, che ha prodotto un modello di democrazia dissociativa, incentrata sul partito cattolico, la cui inamovibilità dal governo del Paese non è mai stata, fino alla sua comparsa, in discussione.
Il ritardo e il peso del passato hanno reso faticosa e accidentata la lunga transizione italiana che, sia pure per vie non prive di pericoli, sembrerebbe poter approdare alla realizzazione di una moderna e pluralistica democrazia dell’alternanza, agevolata dal fatto decisivo dell’ultimo decennio, la ripresa del processo di integrazione europea attraverso l’unificazione monetaria.

Paolo Soddu