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Guido Franzinetti – I Balcani 1878-2001 – 2001

Guido Franzinetti
Roma, Carocci, pp. 128, euro 8,26

Anno di pubblicazione: 2001

Franzinetti, autore tra altri saggi di una bibliografia sulla storia balcanica, in questo volume cita essenzialmente opere di autore occidentale, ma dimostra buona conoscenza dei temi trattati. Egli ha contenuto in un numero decisamente ridotto di pagine una storia intessuta di vicende complesse: sicché osservazioni di notevole spessore (al di là di eventuali divergenze di opinione) si affiancano a excursus eccessivamente riassuntivi su avvenimenti o fenomeni di grande portata, con rare piccole imprecisioni. Qualche concessione a un’informazione più dettagliata finisce inevitabilmente ? per le dimensioni del volume ? con l’essere selettiva (ciò vale persino per la Cronologia). Un paio di rimandi a informazioni non inserite nelle pagine precedenti induce a credere che l’autore abbia tagliato qualche brano che aveva già scritto.
Detto ciò, I Balcani fornisce allo studente o al lettore interessato una conoscenza essenziale di una materia ampia e di non facile catalogazione. Franzinetti include nella trattazione Albania, Bulgaria, Grecia e Jugoslavia (e l’Impero ottomano); ne esclude la Romania, ritenendola più legata a dinamiche storiche dell’Europa centrale ed orientale che all’area balcanica, e quindi negando il concetto di Sud-est europeo su cui fonda la sua pluridecennale esistenza l’Association Internationale Études Sud-est Européens. Alquanto succinto è il paragrafo riguardante le guerre balcaniche, avvenimento centrale per un’opera come questa. Più in generale, tutto il primo capitolo dedicato a La dissoluzione ottomana paga dazio alla sua brevità. Nel secondo capitolo (Le vie nazionaliste, 1918-45) trova posto un’affermazione di non scarso rilievo: ?L’estrema frammentazione del sistema politico, molto più del problema delle minoranze ?etniche?, fu la causa dell’estrema vulnerabilità di questi stati [balcanici] alla fine degli anni Trenta? (p. 39), che fa solo parzialmente pendant con l’idea che ?la progressiva estensione del principio dello stato nazionale? fosse ?una miscela in tutti i sensi esplosiva? (p. 38). Nel terzo capitolo (Le vie comuniste) è interessante l’idea dell’abdicazione controllata dei regimi comunisti (pp. 73, 77) in luogo di un loro crollo, benché essa conduca a valutare il caso albanese come unico di natura ?rivoluzionaria? (p. 85). Opportuno è il rifiuto di demonizzare la figura di Milo?evic, come giusto è mettere in discussione alcuni assunti dati spesso per scontati (quale l’esistenza di un interesse materiale degli Usa a intervenire nel Kosovo o in Bosnia). Nel caso jugoslavo, che domina il quarto e ultimo capitolo, si afferma (p. 81) che non era scontato il conflitto etnico, ma poi si forniscono dati e valutazioni che sembrano smentire tale affermazione. Mentre vi sono margini per una discussione nell’analisi che Franzinetti fa della ?secessione indolore? della Macedonia (p. 101), in modo piuttosto rapido sono trattate le vicende post-comuniste degli altri paesi balcanici.
In definitiva è lodevole l’intento e apprezzabile il lavoro dell’autore, fermi i limiti di spazio di un’opera volutamente agile.

Francesco Guida