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Guido Melis (a cura di) – Lo Stato negli anni Trenta. Istituzioni e regimi fascisti in euro pa, – 2008

Guido Melis (a cura di)
Bologna, il Mulino, 297 pp., euro 22,40

Anno di pubblicazione: 2008

Tra i «passi avanti giganteschi» (p. 8) compiuti dalla storiografia sul fascismo, il curatore non include – con eccessiva severità – il solo settore specifico delle analisi del sistema istituzionale e ritiene che l’Aquarone pioniere degli studi sullo Stato totalitario non abbia avuto eredi, nella consapevolezza che «molto, in futuro, resta da fare» (p. 8). Questo volume presenta una prima lettura in prospettiva comparatistica, anche se riferita solo alle esperienze fasciste di Germania, Portogallo e Spagna. Merito di Guido Melis e degli altri collaboratori (Michael Stolleis, António Manuel Hespanha, Sebastián Martín, Nico Randeraad, Francesco Soddu, Giovanna Tosatti, Alessio Gagliardi, Chiara Giorgi, Antonella Meniconi, Federico Lucarini, Francesco Verrastro, Patrizia Ferrara, Giuseppina Fois, Albertina Vittoria, Dora Marucco) è non solo di aver studiato gli anni ’30 come decennio di comuni trasformazioni delle istituzioni statali euro pee, ma di averne rintracciato le complesse origini genealogiche, e dunque alcuni robusti filoni di continuità, nei primi due decenni del ’900 e anche nel laboratorio teorico ottocentesco. Dall’800, beninteso, i regimi fascisti ricavano solo alcune esperienze e dunque compiono una drastica selezione (con forzature e non rare trasfigurazioni) di assunti, procedure e legislazioni, che tutte convergono nella riduzione ai minimi termini, e infine cancellazione, dello Stato di diritto, del pluralismo, della democrazia, dei diritti dell’individuo e della sovranità popolare, da un lato, e, dall’altro lato, nell’abnorme dilatazione dello Stato-apparato, del Leviatano occhiuto e paternalista, della centralizzazione gerarchica, dell’inclusione subalterna delle masse nelle nuove istituzioni, del dirigismo economico e dei nuovi enti parastatali, della prevenzione e repressione del dissenso. Se i riferimenti ai suddetti tre casi euro pei attengono soprattutto alla sfera dottrinale della giurisprudenza, la gran parte del volume – dedicata al caso italiano – illustra i molteplici aspetti di questa inedita, alluvionale e non transeunte dilatazione, per la quale non appare infondata la peraltro datata e sbrigativa definizione di «statolatria» coniata da Benedetto Croce. Lo svuotamento delle funzioni parlamentari e del controllo di legalità di una magistratura non più autonoma confermano la nuova e indiscussa primazia dell’esecutivo, del governo centrale e dei più potenti ministeri (Interno e dicasteri economici). Assai più complicate furono la trasformazione fascista dell’apparato periferico dello Stato alle prese con le vischiosità dei particolarismi municipali e le sperimentazioni di interventismo statale nel campo delle tutele paesaggistiche e artistiche, delle istituzioni culturali, dell’università, della forzatura delle statistiche a fini di propaganda. Tra incertezze e lacune, i lineamenti istituzionali del fascismo assunsero comunque una fisionomia relativamente compiuta, e la prassi del totalitarismo italiano «imperfetto» dimostrò di poter operare. Del resto, quale totalitarismo, nell’empiria della realtà storica effettuale, è stato perfetto o compiuto?

Marco Palla