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Guido Rumici – Fratelli d’Istria. 1945-2000, Italiani divisi – 2001

Guido Rumici
Milano, Mursia, pp. 213, euro 13,43

Anno di pubblicazione: 2001

Protagonisti di questo libro sono gli italiani dell’Istria e di Fiume passati sotto la sovranità jugoslava dopo la seconda guerra mondiale. L’esodo e i primi anni del dopoguerra, con la rapida e tragica trasformazione di una numerosa comunità in una piccola minoranza, occupano la prima parte del lavoro di Guido Rumici, che poi si concentra sul quadro economico, scolastico ed associazionistico degli italiani ?rimasti?. Il volume si chiude con la nascita dei nuovi stati nazionali sloveno e croato, con il rafforzamento della minoranza e le sue incerte prospettive. Ben delineato è l’odierno stato della scuola e delle istituzioni della minoranza e molto interessanti sono le cinque testimonianze riportate in appendice.
Si tratta di un’opera di carattere divulgativo, pensata per un pubblico italiano. Rumici non va a fondo nell’analisi, rimanendo il più delle volte fermo a una, seppure ricca di dati, denuncia della repressione e della discriminazione patita dagli italiani. Alcuni dati colpiscono in maniera particolare, come l’agonia del settore scolastico o l’epurazione che ha colpito i quadri dirigenti della minoranza. Ciò che manca al volume è un quadro contestuale di riferimento e la scarsa attenzione per lo sviluppo della situazione politica in Jugoslavia non aiuta a capire l’evolversi della vita della stessa comunità italiana. A tratti si ha l’impressione che la dittatura, le confische, la ?fratellanza? (ecc.), abbiano toccato solo gli italiani, mentre le trasformazioni e le aperture dagli anni ’60 agli anni ’80 (non menzionate nel testo) sembra non li abbiano coinvolti. Del resto la bibliografia è molto avara di titoli sulla storia della Jugoslavia e mancano anche quei pochi ma fondamentali lavori editi in Italia (da Clissold a Pirjevec). C’è stata poca attenzione alla stessa storiografia sull’area giuliana, soddisfacente solo per quanto riguarda il versante italiano. Ad esempio, sull’esodo sono stati presi in cosiderazione gli autori italiani della ?diaspora?, quelli della minoranza e gli storici più recenti e significativi (Pupo, Cattaruzza, Spazzali, Moscarda, Nemec), ma non c’è stato lo sforzo di farsi un quadro sulla storiografia ufficiale in Croazia e Slovenia o sui nuovi e interessanti sviluppi fuori confine (unico autore croato citato è Zerjavic, ma mancano Banovac e Dukovski e, tra gli sloveni, Zagradnik, Volk, Troha, Merku e Gombac, come anche la statunitense Ballinger). Più comprensibile è l’assenza di titoli ?stranieri? sulla storia delle istituzioni della comunità italiana. Molto lavoro l’autore ha invece dedicato a una rassegna della stampa periodica in lingua italiana, sia quella pubblicata in Italia, che quella pubblicata in zona. Il libro, anche per il tono adoperato, risulta così un’operazione di aggiornamento e sistemazione di un filone italiano della storia giuliana, un nuovo capitolo della ?storia separata? della Venezia Giulia.

Giovanni D’Alessio