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Guido Verucci – La Chiesa cattolica in Italia dall’Unità a oggi – 1999

Guido Verucci
Laterza, Roma-Bari

Anno di pubblicazione: 1999

L’agile volume di Verucci si presta a un doppio livello di lettura. Innanzi tutto è l’analisi sintetica di come la chiesa di Roma, duramente colpita dall’affermarsi delle Rivoluzioni borghesi, s’inserisce nell’età contemporanea: il processo ha inizio con Pio IX, che ne traccia le coordinate fondamentali e ne indica gli obiettivi nella riconquista cattolica della società; prosegue con i suoi successori, i quali provvedono a dotare l’ambizioso disegno degli strumenti di volta in volta adeguati ai tempi, e raggiunge il culmine con il pontificato di Pio XII, destinato peraltro a concludersi all’insegna di una crisi profonda che investe l’intero mondo cattolico sia ad intra che ad extra. Con il pontificato di Giovanni XXIII, “certamente uno dei più importanti, se non il più importante dell’epoca contemporanea” (in quanto il papa ha saputo intuire “la necessità di una svolta da parte della Chiesa cattolica, di un suo riconoscimento di fatto di molti valori del mondo moderno”, p. 82) ha inizio una nuova fase storica, ma le speranze di innovazioni sostanziali sono ridimensionate già sotto il pontificato pendolare di Paolo VI e, in misura molto maggiore, sotto quello di Giovanni Paolo II, caratterizzato da aperture universalistiche (spesso di facciata), dall’attenzione per le questioni sociali e, più di recente, dall’intento di perseguire, “”perdonando e chiedendo perdono”, uno sforzo immane di liberazione della Chiesa cattolica dalle macchie del suo passato” (p. 113): su tutto si riflette, però, in maniera condizionante, “quel “modello polacco” di origine controriformistica”, fortemente contrassegnato “da una visione pessimistica del mondo moderno, da una netta contrapposizione a esso, dal proposito di riconquistarlo con una presenza cattolica visibile nella società” (p. 99). Il secondo livello di lettura riguarda le vicende del cattolicesimo politico nella realtà italiana: da quelli che Jemolo ha chiamato gli “anni del dilaceramento” e del disconoscimento del nuovo Stato unitario, alla progressiva ricomposizione della frattura, prima durante l’età giolittiana, poi con la Grande Guerra, quindi con i Patti Lateranensi e la piena adesione al fascismo, inteso come un “provvidenziale” modello di organizzazione della società più vicino alla concezione ierocratica propria della chiesa stessa; infine è la storia del quarantennio democristiano, seguito dalla fine dell’unità politica dei cattolici, per concludersi nei recentissimi tentativi di fare nuovamente dell’Italia “il laboratorio privilegiato della riaffermazione dei valori etici e religiosi ispirati dalla Chiesa nella società” (p. 118). Si tratta di pagine dense di contenuti e di suggestioni interpretative, scritte spesso con spirito di forte partecipazione personale, sempre però tenuta sotto attento controllo mediante il puntuale riscontro con la migliore letteratura scientifica, dominata con padronanza magistrale. Chi, non senza ragione, sostiene che gli storici italiani non sappiano fare opera di alta divulgazione, troverà in questa bella sintesi più di un motivo per ricredersi.

Filippo Mazzonis