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H. James Burgwyn – L’impero sull’Adriatico. Mussolini e la conquista della Jugoslavia 1941-1943 – 2006

H. James Burgwyn
Gorizia, LEG, 410 pp., euro 24,00 (ed. or. New York, 2005)

Anno di pubblicazione: 2006

Il libro edito da LEG, una piccola casa editrice molto attenta agli studi sulla ex Jugoslavia, ha il pregio di essere il primo volume pubblicato in Italia che tenti una ricostruzione organica della storia dell’occupazione oltre Adriatico durante la seconda guerra mondiale. Esso si avvale tra l’altro di un bell’apparato iconografico, cui manca forse qualche mappa che faciliti l’orientamento in un’area geografica sconosciuta ai più. L’autore è uno studioso statunitense, specialista di fascismo e guerra, già noto per le sue ricerche sui rapporti fra l’Italia del ventennio e i Balcani. Questa ultima fatica è il risultato di un lungo lavoro compiuto consultando archivi storici sia italiani che ex jugoslavi, oltre ad una vasta letteratura in varie lingue.Se da una parte Burgwyn fa largo uso dell’affascinante ? e purtroppo ancora inedito ? diario del diplomatico Luca Pietromarchi, responsabile dell’ufficio Croazia presso il Ministero degli Esteri, dall’altra sconta l’ignoranza delle lingue slave, e in parte anche del territorio e della cultura jugoslava. Egli d’altronde non fa mistero di aver mantenuto una prospettiva essenzialmente italiana: la sua vuole essere un’analisi precisa ed esaustiva delle varie opinioni e delle polemiche interne al fronte italiano. In questo ambito le sue tesi di fondo (i contrasti tra le autorità civili fasciste e il comando della Seconda armata; la debolezza militare italiana; la politica sostanzialmente autonoma perseguita dal generale Roatta in contrasto con le direttive provenienti da Roma) risultano convincenti. Per il resto il libro evidenzia grosse lacune, specie quando si tratta di analizzare il fenomeno della resistenza o del collaborazionismo, che in Jugoslavia assunse forme molto complesse e diversificate. Un’attenta disamina del movimento partigiano di Tito è del tutto assente e l’analisi si affida alla vasta storiografia filo-etnica e anticomunista, da cui si estrapolano notizie e interpretazioni molto di parte, quando non del tutto errate. Decisamente più brillanti sono le considerazioni del capitolo finale, in cui si tenta una sintesi organica di tutta la vicenda alla luce del totale fallimento della politica (e della guerra) italiana in Jugoslavia. Ma in definitiva il quadro d’insieme risulta confuso, anche a causa della straordinaria complessità della vicenda; la ricostruzione appare talvolta semplicistica, venata da imprecisioni e disattenzioni, e svilita da uno stile retorico sarcastico poco opportuno (forse in parte imputabile ad una cattiva traduzione). Insomma, questo libro delude le aspettative di quanti si attendevano un’opera che colmasse l’enorme vuoto storiografico esistente. C’è molta carne al fuoco, ma va ancora cucinata a lungo!

Eric Gobetti