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Hervé Antonio Cavallera – Storia dell’idea di famiglia in Italia dagli inizi dell’Ottocento alla fine della Monarchia – 2003

Hervé Antonio Cavallera
Brescia, La Scuola, pp. 318, euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume si situa all’interno dello specifico ambito disciplinare della storia delle idee pedagogiche: vuole presentarsi come una storia ?del formativo, insomma storia delle idee sub specie educationis? (p. 6). L’autore si è proposto di ?cogliere l’esplicarsi del modello di famiglia attraverso le tesi di pedagogisti, filosofi, giuristi, intellettuali, che hanno indicato legami interpersonali in corrispondenza alle migliori e più significative esigenze dei tempi? (p. 6). Il volume si snoda così attraverso una serie di medaglioni di studiosi (per lo più pedagogisti, ma non soltanto: non poteva mancare Mussolini) il cui pensiero sulla famiglia, e spesso sui compiti della donna viene esposto con larghezza di citazioni. Mancano però gli altri preziosi interlocutori collettivi di un dibattito fitto e influente. Uno per tutti: la «Civiltà cattolica» la cui voce, certo non riconducibile ad un solo pensatore, fu pure incisiva e autorevolissima.
I protagonisti, suddivisi per scuole filosofiche, vengono presentati con essenziali dati biografici. Curatore di opere di Spirito e di Gentile, l’autore non manca di esprimere indirettamente le sue ? legittime ? simpatie per questi e altri autori. Si potrebbe però discutere sulle scelte, su alcune assenze (quella della ?emancipata Milesi? per esempio), e su alcuni silenzi. Da notare ad esempio quello sull’impronta nazionale e fondamentalmente laica di intellettuali liberali che presero posizione contro l’educazione del chiostro e si situarono nello spazio politico preciso di una forte tensione con la Chiesa cattolica. L’educazione della donna era un punto cruciale di questo discorso, e non è richiamando i tratti largamente comuni alla mentalità e alla cultura del tempo, che esortava le donne alla loro dimensione familiare, che si capiscono le specificità di ciascuno degli autori richiamati.
Ma l’obiezione da muovere a questo libro è assai più radicale. Il tema è importante, e sempre più al centro della riflessione degli storici, non soltanto in Italia. La volontà di privilegiare il confronto diretto con le fonti non giustifica l’assenza di un qualsiasi confronto (magari per mettere in evidenza interpretazioni non condivise) con un settore di studi che negli ultimi anni si è arricchito in modo notevole, e che invece sembra essere esplicitamente escluso o volutamente ignorato. La letteratura di riferimento si limita a Casey, Ariès, Stone: ma allora perché non citare, nelle pagine iniziali sull’antico regime, l’importante lavoro di Giulia Calvi, o per l’Ottocento Barbagli (qui richiamato solo per riprendere i dati esposti in un lavoro minore); e poi Ungari, e De Grazia? E perché ignorare gli studi sull’educazione femminile (da parte di storici e storici della scuola) che rendono quanto meno opinabile l’affermazione che il panorama culturale della pedagogia familiare sia ?spesso poco conosciuto? (p. 6).
Infine, desta qualche perplessità la periodizzazione evocata nel titolo Dagli inizi dell’Ottocento alla fine della Monarchia: un curioso modo di indicare l’età liberale e il periodo fascista.

Ilaria Porciani