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Il controllo dello straniero. I campi dall’Ottocento a oggi

Eliana Augusti, Antonio M. Morone, Michele Pifferi
Roma, Viella, 242 pp., € 29.00

Anno di pubblicazione: 2017

Migrazioni e politiche di controllo dei migranti: è difficile immaginare un tema di
maggior impatto sull’attualità di quello di questa raccolta di saggi. Il volume, curato da
un trittico di studiosi che si caratterizzano per interessi e provenienze assai diversi tra loro,
intende presentare un quadro quanto più esaustivo possibile del rapporto tra la società
occidentale e «gli altri» in età contemporanea. La struttura organizzativa è semplice e
funzionale, con i saggi disposti in tre sezioni che rispondono agli obiettivi del libro: una
prospettiva storica sulla formazione dei campi, una ricerca sociologica sulle migrazioni
dall’Africa all’Europa e un’indagine sulle condizioni giuridiche e materiali dei campi
odierni.
Diversi i temi che emergono con forza nella lettura e tracciano il filo rosso che tiene
insieme i contributi. In primis, lo studio evidenzia uno scarto tra i diritti umani universali
e un diritto ancora fondato sulla sovranità dello Stato nazione: gli apolidi, in un contesto
di simile contrapposizione, si presentano come un problema per il diritto e la politica, e i
campi di detenzione come strumento di protezione e controllo. Il controllo dello straniero
è infatti tema strettamente connesso alla cittadinanza, con le leggi sull’immigrazione che
presentano uno strumento funzionale a rafforzare, o inventare, modelli di appartenenza
ed esclusione dallo Stato nazione. Infine, il rapporto esistente tra i contesti di eccezionalità
e l’accelerazione dei processi di nation-building è sottolineato più volte.
Il collettaneo propone di questi temi un’analisi multidisciplinare che adotta categorie,
metodologie e suggestioni che attingono ai campi della storia, del diritto e della sociologia.
Uno studio che si propone di indagare «le origini e la legittimazione» del campo,
nonché del suo impatto sui suoi «ospiti» (p. 7). Se ne valuta lo stato di contrapposizione
con il diritto di uno Stato moderno, e il suo valore simbolico, più che fattuale. L’argomento
stesso permette, o impone, agli aa. di confezionare un lavoro a metà tra l’indagine
storica e il reportage giornalistico, inteso nella migliore accezione. La vicinanza di alcuni
casi studio con il tempo presente e l’impatto che questi hanno oggi sull’impostazione
del dibattito pubblico in tema di gestione dell’immigrazione clandestina presentano al
contempo degli interessanti spunti di riflessione e qualche interrogativo sulla natura delle
fonti utilizzate.
La particolarità dell’approccio genuinamente multidisciplinare adottato presenta difatti
un’opera in cui la ricostruzione di un quadro normativo e filosofico si accompagna agli
scavi archivistici e alle ricerche sul campo condotte dagli studiosi. Questa ricchezza metodologica
può avere tuttavia una doppia valenza: se da una parte ha il vantaggio di fornire
un quadro articolato della questione, che sarebbe mancato in presenza di un taglio unico,
dall’altra ha lo svantaggio di risultare episodico e poco coeso nelle sue parti.

Marco Maria Aterrano