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Il direttore e il generale. Carteggio Albertini-Cadorna 1915-1928

Andrea Guiso (a cura di)
prefazione di Simona Colarizi, Milano, Fondazione Corriere della Sera, 316 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione:

Il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale ha offerto la possibilità agli studiosi di riflettere, con rinnovato vigore, su uno degli eventi più importanti e tragici della storia del ’900. Anche relativamente al ruolo dell’Italia non sono mancate accurate pubblicazioni di studi e fonti. In questa direzione si distingue il volume in esame edito dalla Fondazione «Corriere della Sera», riguardante il carteggio intercorso, dal 1915 al 1928, tra il direttore del «Corriere», Luigi Albertini, e il capo di Stato Maggiore dell’eser¬cito italiano, Luigi Cadorna.
Il volume, ben curato da Andrea Guiso, e con una prefazione di Simona Colarizi, copre un arco cronologico che parte dall’ingresso dell’Italia nel conflitto bellico alla «ri¬forma elettorale» del 1928.
Eventi importanti della storia italiana, come la guerra, la crisi dello stato liberale, l’avvento e il consolidamento del fascismo sono restituiti al lettore in «presa diretta» da due protagonisti dell’epoca. Due uomini «così diversi, eppure uniti nella determinazione che al conflitto l’Italia dovesse partecipare» (p. 10). Il conflitto era, ai loro occhi, «luogo entro il quale la comunità politica» avrebbe elaborato «coscienza di sé, dei legami civili, morali e ideali da costruire, modificare o preservare» (p. 11).
Entrambi furono accomunati dalla profonda ostilità per Giolitti, che aveva sempre sostenuto la neutralità dell’Italia prevedendo, in caso contrario, ripercussioni negative nel Paese. In effetti, l’esito della guerra avrebbe smentito il direttore e il generale, soprattutto se si guarda «alla conflittualità sociale e politica esplosa nel paese, ma anche alla divisione, anzi alla polverizzazione del mondo liberale, avviato in una spirale di declino irreversibile»
(p. 13).
Albertini difese Cadorna all’indomani della disfatta di Caporetto e successivamente si schierò al suo fianco in occasione dei lavori della Commissione parlamentare d’inchie¬sta istituita per accertare le responsabilità dello stato Maggiore dell’esercito. I risultati della Commissione portarono, come è noto, alla condanna di Cadorna, di Capello e di altri ufficiali (agosto 1919). Appaiono sferzanti i giudizi di Cadorna sul suo successore, Armando Diaz (pp. 214-215), che dopo Caporetto ebbe, invece, un ruolo rilevante per risollevare le truppe al fronte dopo la disfatta.
La nomina, voluta da Mussolini il 4 novembre 1924, di Cadorna e Diaz a marescialli d’Italia troncò le polemiche sulla guerra e fu accolta con grande trepidazione non solo, naturalmente, dall’interessato, ma anche dal suo interlocutore (pp. 225-226). Il volume è certamente un’utile fonte per approfondire la storia d’Italia in alcuni suoi momenti cruciali.

Antonio Scornajenghi