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Il fuoco e il gelo. La Grande Guerra sulle montagne

Enrico Camanni
Roma-Bari, Laterza, 240 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2014

Tra le conseguenze più evidenti del centenario della Grande guerra vi è stata, più
o meno in tutta Europa, una decisa ripresa di interesse, sia a livello di ricerca che di
pubblico, per la storia del conflitto mondiale. Nel panorama editoriale italiano questa
occasione è stata declinata in modo ambiguo. In alcuni casi (non frequentissimi, a dire il
vero), editori e riviste scientifiche hanno saputo dare il giusto spazio ai ricercatori di una
nuova generazione, in grado di dialogare con la più avanzata storiografia internazionale.
Più spesso, anche i principali editori nazionali hanno dato prova di una certa timidezza,
affidandosi alla ripubblicazione di alcuni classici o alla traduzione di volumi che avevano
già dimostrato un certo successo commerciale all’estero. Un terzo filone di pubblicazioni
è stato quello che si potrebbe definire delle storie più che della storia del conflitto. Volumi
agili, di facile scrittura e di rapido consumo, senza alcuna concessione agli apparati tipici
della ricerca (utilizzo di fonti primarie, note a piè di pagina), caratterizzati da una costante
tensione al patetico e al coinvolgimento emotivo del lettore. Il fuoco e il gelo di Enrico
Camanni, che Laterza ha promosso come uno dei titoli principali del suo catalogo per il
centenario, appartiene a quest’ultimo filone.
Camanni, va detto subito, non è uno storico, ma un alpinista e giornalista di montagna.
E il suo volume è coerentemente improntato alle caratteristiche dell’offerta giornalistica.
I titoli delle sue quattro sezioni (Il fuoco e il gelo; Il fuoco e la vertigine; Il fuoco e
la trincea; Il fuoco e dopo), ognuna delle quali ha il compito di illustrare la guerra in uno
dei teatri più spettacolari del fronte alpino (ghiacciai; cenge; altipiani), denotano subito
il punto di forza del volume: una lettura piacevole e semplice, uno stile in grado di restituire
con passione e precisione fotografica lo scenario naturale. Al contempo, denunciano
una capacità quasi nulla di restituire al pubblico qualche cenno originale a proposito del
conflitto.
A leggere Il fuoco e il gelo, in effetti, la prima impressione è che l’a. condivida in pieno
quel gusto per il pittoresco che, già tra 1915 e 1918, alimentava l’industria dell’immaginario
a proposito della guerra alpina, e che dal primo dopoguerra innervò la memorialistica
sul conflitto «a tremila metri». Naturalmente, l’a. non ricalca pedissequamente le
orme del giornalismo eroico di Barzini: la concessione al codice del vittimismo a proposito
dei combattenti e l’evocazione del lutto come dimensione portante della memoria
collettiva segnano lo scarto tra lo scrittore del XXI secolo e gli araldi delle glorie marziali
dell’epoca. Il che non toglie che da un volume dedicato specificamente alla montagna in
guerra si dovrebbe chiedere di più. Come funzionò lo sguardo turistico tra i combattenti
e a proposito dei combattenti del fronte alpino? Quali erano le coordinate culturali che
assicurarono il successo dell’epos della «guerra bianca»? A tutte queste domande l’a. non
risponde: ci si chiede quale utilità abbia una pubblicazione del genere.

Marco Mondini