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Il miraggio della libertà. Storia del Caucaso

Charles King
Torino, Einaudi, XV-319 pp., € 32,00 (ed. or. Oxford, 2008, trad. di Piero Arlorio)

Anno di pubblicazione: 2014

Di Charles King, che insegna Studi Politici alla Georgetown University di Washington, erano già stati tradotti in italiano due libri: Storia del Mar Nero. Dalle origini ai giorni nostri (Donzelli 2004) e Odessa. Splendore e tragedia di una città di sogno (Einaudi 2013). Un autore apprezzato nel nostro paese, quindi, del quale Il miraggio della libertà. Storia del Caucaso conferma i pregi (e qualche limite). Nonostante il titolo, non si tratta in effetti di una vera storia del Caucaso, un’impresa che del resto è probabilmente superiore alle forze di un singolo studioso. Interi millenni della storia di questa regione sono completamente assenti e la sua complicata struttura etno-culturale è appena abbozzata. Il volume deve essere considerato piuttosto un’introduzione colta e brillante alle dinamiche politiche e culturali di questa regione nell’epoca moderna e contemporanea. In effetti King prende in considerazione la storia del Caucaso soltanto a partire dalle prime fasi della conquista russa nel XVIII secolo per poi giungere sino ai nostri giorni. La parte migliore del libro è sicuramente quella che tratta con competenza e precisione il periodo zarista di tale storia, di cui riesce a rendere in maniera chiara e incisiva gli snodi principali: dalle contraddittorie motivazioni imperiali della conquista, al diverso atteggiamento delle popolazioni caucasiche di fronte ai russi, alle varie e suggestive ricadute culturali, in primo luogo letterarie, del rapporto tra il Caucaso e la Russia. Interessante anche il capitolo sul mito, spesso mistificante, della bellezza delle donne circasse. Al tempo stesso si può osservare che King si serve quasi solo di fonti russe e occidentali, ignorando in sostanza quelle locali: armene, georgiane, azere e così via. Questo limita ovviamente le possibilità di affrontare la storia caucasica in tutta la sua complessità, un’operazione che richiede conoscenze linguistiche e culturali più ampie di quelle di cui dispone l’a. Altrimenti, come avviene in parte anche in questo volume, il rischio è quello di limitarsi a una riscrittura gradevole ma poco approfondita di temi e problemi già trattati da diversi altri studiosi. E soprattutto di affrontare la storia del Caucaso in una prospettiva che dedica poca considerazione al punto di vista delle popolazioni locali. Un altro parziale limite del libro di King può essere visto nella relativamente scarsa attenzione alle dinamiche politiche dell’epoca sovietica e di quella contemporanea, trattate entrambe in maniera un po’ frettolosa.
Nonostante queste riserve, si tratta nel complesso di un volume ben scritto e utile, soprattutto in un paese come l’Italia in cui la bibliografia sul Caucaso resta alquanto limitata.

Aldo Ferrari