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Il nido del falco. Mondo e potere in Corea del Nord

Antonio Fiori
Milano, Le Monnier, 280 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2016

Nonostante negli ultimi anni gli studi sulla storia della penisola coreana abbiano
guadagnato maggiore spazio all’interno della produzione storiografica italiana sull’Asia
orientale, sono ancora poche le pubblicazioni dedicate alla Corea del nord. Tra le significative
eccezioni vanno menzionate la storia della Corea pubblicata nel 2005 (Maurizio
Riotto, Storia della Corea, Milano, Bompiani, 2010) e l’edizione critica della biografia
ufficiale del leader nordcoreano Kim Chŏng-il (L’adorato Kim Chŏng-il. Biografia ufficiale
del leader nordcoreano, Milano, O barra O edizioni, 2005, traduzione di Andrea De Benedittis)
che, in modi diversi, hanno contribuito a confutare un’immagine tanto radicata
quanto distorta della Corea del nord, spesso descritta come un regime sanguinario guidato
da leader irrazionali dediti a una provocatoria azione di destabilizzazione del sistema
internazionale.
Il volume di Fiori apporta un nuovo e originale contributo allo smascheramento
delle rigidità cognitive che hanno sinora inficiato l’analisi della questione nordcoreana.
Partendo dall’assunto che è necessario modificare l’ottica di osservazione così da indagare
gli elementi di razionalità piuttosto che quelli di presunta irrazionalità della condotta
nordcoreana, l’a. propone un approccio metodologico strutturato su due livelli: la politica
interna e le relazioni esterne. Nella storia del paese, i due elementi sono stati inscindibilmente
legati visto che il dilemma della sicurezza prodotto dalla percezione di una minaccia
esterna ha influenzato – e ne è stato a sua volta condizionato in modo determinante – i
processi di transizione di potere.
Il libro si compone di cinque capitoli. Nel primo, l’analisi si concentra sulla nuova
geografia della diplomazia nordcoreana, vale a dire sulla risposta del regime di P’yŏngyang
agli equilibri determinati dal dissidio sino-sovietico e dal conseguente rapprochement sinostatunitense.
La transizione della Corea all’era postbipolare costituisce l’oggetto del secondo
capitolo, mentre nel terzo e nel quarto capitolo vengono analizzate rispettivamente
la prima e la seconda crisi nucleare nordcoreana. L’ultimo capitolo è infine dedicato alla
Corea del nord di Kim Chŏng-un.
Di particolare interesse sono due aspetti del volume. Il primo è l’analisi del ruolo
che Urss/Russia e Repubblica popolare cinese hanno avuto nel modellare la politica estera
coreana. Come l’a. dimostra, l’oscillazione di P’yŏngyang rispetto all’uno o all’altro attore
non è semplicisticamente riconducibile ai pur rilevanti dissidi interni al blocco socialista,
ma va piuttosto letta alla luce della prioritaria esigenza nordcoreana di assicurarsi, nel
tempo, varie possibilità di sostegno. Il secondo aspetto che merita di essere menzionato
per gli interessanti orizzonti interpretativi che dischiude è l’analisi dell’iter attraverso il
quale la Corea del nord ha ratificato il Trattato di non-proliferazione nucleare nel 1985,
un processo tortuoso e ambiguo e, proprio per questo, destinato a incidere in modo decisivo
sulle future scelte nucleari di P’yŏngyang.

Noemi Lanna