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Il partigiano Colorni e il grande sogno europeo

Antonio Tedesco
Prefazione di Giorgio Benvenuto, Roma, Editori Riuniti university press, 205 pp., € 19,90

Anno di pubblicazione: 2014

Colorni ma, complice un apparato scientifico un po’ approssimativo, non convince a pieno. L’a. tratta l’argomento con passione, a cui però non affianca il rigore metodologico necessario per affrontare un tema così ampio.
Il volume è diviso in quattro capitoli: la formazione intellettuale; la maturazione politica, tra Gl e Psi; il confino (col Manifesto di Ventotene); la Resistenza a Roma, dove Colorni si impegnò nell’organizzazione e nell’elaborazione teorica, provando a coniugare socialismo e federalismo. Nato a Milano in una famiglia della borghesia ebraica, Colorni è curioso, brillante, comprensivo ma, forse a causa della severa educazione ricevuta, anche insicuro e tormentato. Durante l’adolescenza, si confronta con i cugini Sereni. Soprattutto con Enzo che, socialista e sionista, nel ’27 si trasferisce in Palestina. Anche Colorni milita nel movimento sionista, ma la sua priorità è l’antifascismo. Iscritto a giurisprudenza, dal ’27 studia filosofia. Nel ’28 conosce Piovene, con cui segue le lezioni di Borgese e Martinetti. Il rapporto è stretto, enorme la delusione dopo la svolta fascista e antisemita dell’amico.
Il socialismo di Colorni «nasce da necessità morali, come concretizzazione dell’ideale di libertà» (p. 38). Egli «crede che l’errore principale dell’antifascismo di prima generazione, soprattutto quello comunista, sia stato quello di aver presentato il fascismo non come un fenomeno particolare, eccezionale, ma come una speciale forma di capitalismo» (p. 43). Colorni non trascura l’attività scientifica. Si trasferisce a Berlino con il beneplacito di Gentile, che lo conosce bene ma che, al contrario di Croce, non lo influenza. Lì conosce Ursula Hirschmann, che sposa nel ’35 a Trieste, dove insegna e si appassiona alla psicanalisi.
Dal ’34, il Psi prova a riacquistare un ruolo centrale in Italia: Basso mira al superamento di Gl, anche Nenni e Faravelli vogliono rinnovare la strategia, Morandi è l’anima del Centro interno a cui Colorni aderisce. Da tempo controllato dall’Ovra, è arrestato in corrispondenza delle leggi razziali. Grazie a Gentile e alla sorella Silvia, che scrive al duce, Colorni si ricongiunge con Ursula e le tre figlie a Melfi, nel ’42. Nel ’43 fugge a Roma e, con Ursula, Cerilo, Gigliola e Fiorella Spinelli, Usellini e Rollier, fonda il Comitato direttivo del Movimento federalista, a cui si collega L’Unità Europea. Ritrova Rossi e Spinelli e capisce che il federalismo non è al centro delle istanze del Psiup, nonostante l’iniziale interesse di Nenni e Pertini. L’internazionalismo, anche in rapporto alla linea del Pci, è declinato diversamente.
La rivoluzione azionista, pensata per l’Europa come viatico per il superamento degli Stati nazionali, non si sposa con la rivoluzione di classe ispirata all’Urss. Colorni è il riferimento dei federalisti nella direzione del Psiup ma la banda Koch, pochi giorni prima della liberazione di Roma, spezza il suo grande sogno: «l’unione dei popoli europei in un unico stato federato socialista» (p. 171).

Andrea Ricciardi