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Il popolo re. La canzone sociale a Parigi (1830-1848)

Michele Toss
Bologna, Clueb, 220 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume costituisce il segmento remanié della più ampia tesi di dottorato La canzone sociale in Italia e in Francia tra protesta, nazione e rivoluzione (1830-1870), discussa nel 2012 dall’autore – già élève de deuxième cycle dell’École Normale Supérieure di Parigi – nel quadro di una cotutela fra l’Università di Bologna e l’École Pratiques des Hautes Études. Il testo s’inserisce nel significativo revival che, dopo la stagione pionieristica degli anni ’60 e ’70 del ’900, lo studio delle fonti canore ha conosciuto nella storiografia sia francese sia italiana durante l’ultimo quindicennio, arricchendosi di nuovi apporti come quello dell’antropologia musicale e di nuove domande circa i luoghi di produzione, i canali di diffusione e le modalità di fruizione della canzone politica.
Pertanto, a partire da un variegato spettro di fonti (canzonieri coevi, memorialistica, carte di polizia), l’autore si interroga non solo su che cosa si cantava, ma altresì e soprattutto «sul dove e come si cantava e quali erano i vettori di circolazione del canto» (p. 11) riconducibile all’universo operaio-artigiano parigino fra la Restaurazione e la rivoluzione del 1848. A questo scopo, il volume si divide in due parti. La prima, più ricca e innovativa sia dal punto di vista metodologico che da quello interpretativo, indaga la canzone popolare come pratica sociale ricostruendo in modo raffinato gli articolati e stratificati paesaggi sonori del tempo, attraverso l’individuazione dei supporti (placards, affiches, fogli volanti) e lo studio dei luoghi privilegiati del canto sociale (strada, piazza, atelier, osteria, riunioni itineranti), abitati dai colporteurs che distribuiscono le diverse versioni scritte dei testi improvvisati, immaginati e veicolati dagli chansonniers de rue di estrazione popolare e di tendenze radicali e repubblicane. In particolare, l’ultimo e più ampio capitolo della prima parte è dedicato all’analisi dell’ubicazione, dell’organizzazione e del funzionamento delle goguettes, riunioni canore che fra gli anni ’30 e ’40 per il loro carattere informale ed estemporaneo riescono più a lungo di altre tipologie associative a sfuggire alla repressione delle autorità, affermandosi come il principale vettore di sociabilità musicale, sia militante che apolitica, della Monarchia di Luglio.
La seconda parte del libro si focalizza sui linguaggi della canzone popolare utilizzandoli per tratteggiare – non di rado con un’enfasi simpatetica che «suona» un po’ rétro – l’immaginario storico-politico dell’universo operaio-artigiano attraverso la valorizzazione di quella représentation poétique che nelle intenzioni degli attori del tempo doveva surrogare la mancanza di rappresentanza politica dovuta al sistema elettorale censitario orleanista. L’a. si sofferma segnatamente sulla dimensione utopica della République démocratique et sociale universelle, contrapposta finanche alla repubblica del suffragio universale del 1848 in nome di un orizzonte d’attesa che sposta di volta in volta in un altrove spaziale e temporale la realizzazione dell’ideale democratico.

Gian Luca Fruci