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Il sorriso dei ribelli

Enrico Ferri
Firenze, Giuntina, 198 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2013

da don Elio Munari, durante la seconda guerra mondiale, in favore dei prigionieri di guerra alleati fuggiti dai campi di internamento del modenese. Fu un’opera difficile e rischiosa. Bisognava procurarsi cibo, vestiti, denaro, appoggi per le varie tappe dei viaggi verso Sud e le linee alleate, oppure verso Nord e la Svizzera. Questa generosa azione richiedeva il sostegno di una rete di amici che univano in sé sensibilità politica antifascista e carità cristiana: il rischio era grande. Il comitato di soccorso fu sgominato e deferito al Tribunale militare straordinario di Modena, perdendo eroici aderenti come Alfonso Paltrinieri e Arturo Anderlini, fucilati al poligono di tiro di Modena il 22 febbraio 1944. Il merito dell’a. è anche quello di averci ricordato che la repressione non era solo quella messa in atto dalla polizia e dal Ministero dell’Interno ma anche dal Ministero della Guerra di Graziani. Mussolini infatti firmò, il 9 ottobre 1943, un decreto secondo cui, chiunque avesse prestato aiuto ai prigionieri di guerra evasi dai campi di concentramento o li ospitasse per favorirne la fuga, sarebbe stato punito con la morte. L’esperienza della clandestinità fece scuola, la rete si prestò anche a far fuggire antifascisti ed ebrei, italiani e stranieri, braccati.
La vicenda si snodò in vari luoghi: Modena, dove i principali riferimenti furono il cattolico Mario Lugli, gli azionisti Arturo Anderlini, Aurelio Ferrari, Giuseppe Musi, il comunista Olinto Cremaschi, gli ebrei Goffredo Pacifici, Fortunato Uzzielli, Giorgio Uzzielli, Guido Melli, mons. Giuseppe Pistoni, mons. Carlo Dondi, il funzionario della Questura Francesco Vecchione; Carpi, dove i principali protagonisti furono don Dante Sala e il cattolico Odoardo Focherini, poi arrestato e deportato a Flossenburg, dove morì di stenti; Mirandola, sempre con Focherini e Sala; Finale Emilia, con don Benedetto Richeldi. Inoltre, sulle montagne, tanti sacerdoti aderirono alla rete. Non mancò l’aiuto di strutture come la clinica Domenichini a Modena, o gli amministratori della Villa Igea in località Saliceta San Giuliano, che falsificarono le cartelle cliniche per ricoverare famiglie impaurite. Quando si parla del Modenese, non si può fare a meno di ricordare don Elio Beccari, eroico prete antifascista, il medico condotto dottor Moreali, e don Ennio Tardini. Sotto la loro egida, fu organizzata la fuga collettiva di ragazzi ebrei rifugiatisi a Villa Emma, bisognosi di passare la frontiera settentrionale. A piccoli gruppi, i ragazzi si mossero, condotti da Goffredo Pacifici, il tenero Cicibù, bidello della casa, e dall’indimenticabile educatore Iosef Indig, verso il confine italo-svizzero. L’impresa riuscì, ma Cicibù rimase in Italia per soccorrere altri bisognosi, venne arrestato e deportato ad Auschwitz, dove morì. Sembra che l’a. racconti una storia di eroi e cavalieri. Racconta invece la storia di uomini e donne, semplici persone, oneste e generose, disposte a rompere il loro vivere quotidiano per agire in favore dell’umanità.

Liliana Picciotto