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Il volto nascosto dello sviluppo. Contadini, operai e sindacato in Friuli dalla Resistenza al «miracolo economico»

Gian Luigi Bettoli
Osoppo, Olmis, 350 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2015

L’intento dichiarato di questo ampio e informato lavoro è quello di contribuire a or- dinare e governare un panorama di fonti e studi locali tanto esteso quanto frammentario e disuguale che, allo stato attuale, non solo non ha prodotto suggestive esplorazioni di vita materiale delle classi popolari in Friuli, ma nemmeno ha ancora consentito di «fissare alcuni punti di riferimento minimi» per costruire la storia delle organizzazioni della classe operaia in questa regione (p. 11).
Il volume risulta perciò soprattutto costituito da una larga analisi delle strutture industriali e rurali del lavoro subalterno in destra e sinistra del Tagliamento: imprese, mezzadria e cooperazione sono incrociate con bonifiche, appoderamenti, piani del lavoro, sfruttamenti semicoloniali delle risorse e paternalismi padronali.
Di grande interesse sono le ricostruzioni delle vicende d’impresa che vanno dalla Za- nussi alla Snia Viscosa, passando per il Cotonificio veneziano, e poi per miniere, cartiere e ceramiche. Il fuoco privilegiato è sulle relazioni sindacali, nel quadro di un ventennio di lotte che si sviluppa tra la caduta del fascismo e l’istituzione della Regione autonoma (1964); ma più approfonditamente (e in chiara continuità con il prefascismo), dall’ac- cendersi della guerra fredda fino allo sbocco di un miracolo economico ancora in tono minore, come mostrano le opprimenti continuità che segnano tutta la vicenda del dopo Vajont su cui il libro va a conclusione.
Nel complesso un volume che affronta un periodo classico, rimasto a lungo al centro degli studi della nostra contemporaneistica, per poi segnare decisamente il passo e ritro- vare solo di recente un certo appeal, ma nel più generale ambito e nelle categorie della storia del lavoro.
Classiche sono anche le questioni storiografiche in cui viene inquadrato: dalla resi- stenza nelle fabbriche alle lotte agrarie; dalle continuità padronali agli antagonismi sin- dacali; dalla lotta al capitalismo monopolistico all’incapacità dei partiti di comprendere un miracolo economico dalle caratteristiche tutt’altro che omogenee sull’intero territorio regionale.
Incerto e frammentato diventa il passaggio dei lavoratori friulani alla modernità e al benessere. Incertezza e frammentazione che ben si esemplificano, secondo l’a., nella tra- gedia dell’ottobre del 1963, attorno a cui «gira, anche fisicamente, la storia del movimen- to operaio friulano e veneto del dopoguerra […] misurando contraddizioni amplificate, mettendo alla prova ruoli e politiche consolidate» (p. 262).

Roberto Parisini