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Ilio Barontini. Fuoriuscito, internazionalista e partigiano

Fabio Baldassarri
Roma, Robin Edizioni, 208 pp., € 13,00

Anno di pubblicazione: 2013

Riedizione, arricchita, del precedente volumetto edito nel 2001 da Nicola Teti/Il
Calendario del Popolo (allora con il titolo Ilio Barontini: un garibaldino nel Novecento). È
la biografia avventurosa ed epica di un dirigente, figura di spicco del comunismo internazionale,
accomunata a due miti nell’immaginario popolare otto-novecentesco: Garibaldi
e Che Guevara. Già biografato da Nicola Badaloni in anni lontani, Barontini, livornese
classe 1890, appartiene a quella generazione «maledetta» che ha lasciato un segno profondo
nella storia del movimento operaio e socialista. È la leva dei militanti che si ritrova, a
vent’anni, nelle trincee della prima guerra mondiale e che poi attraversa il ’900 rendendosi
testimone e protagonista negli snodi drammatici e cruciali del secolo: nell’ascesa dei
totalitarismi in Europa, nella crisi delle liberal-democrazie. Da quel momento i grandi
fatti della Storia irrompono nella mente e nel cuore degli individui, con una violenza
inaudita. Agli orrori ereditati dal periodo bellico si aggiungono, in varia misura, quelli
prodotti da bolscevismo, fascismo e nazismo. Donne e uomini braccati senza soste o
ingiustamente reclusi, eppure combattenti indomiti e generosi contro le dittature sono
però l’altra faccia della medaglia. E proprio il metodo biografico d’indagine, l’attenzione
alle storie di vita, sono un formidabile strumento di conoscenza di tali eventi. Operaio e
licenziato politico, dirigente del Sindacato Ferrovieri Italiani, consigliere comunale socialista
a Livorno, fondatore e primo segretario della sezione comunista in città, vicino agli
Arditi del Popolo nonostante i veti della direzione del Partito, condannato dal Tribunale
Speciale, esiliato in Francia, emigrato a Mosca, combattente antifascista in Spagna, in
Etiopia e nella Resistenza francese… Barontini in Italia è gappista e comandante partigiano
in Emilia Romagna (Dario il nome di battaglia), membro del comitato centrale nel
Pci togliattiano, deputato alla Costituente e senatore nel 1948. Muore nel 1951 in un
incidente stradale che ha destato qualche dubbio per le circostanze in cui è avvenuto. Con
lui scompare, misteriosamente e per sempre, anche la bozza di un suo libro di memorie.
Oltre all’avvincente storia di vita questo studio si rivela interessante – a nostro avviso – almeno
per un paio di altri motivi. Il percorso biografico di Barontini ci configura in modo
paradigmatico la lunga marcia degli ex-sovversivi nelle istituzioni rinnovate dello Stato
democratico. È la nuova classe dirigente, sia pure di opposizione, del secondo dopoguerra
che si fa portatrice di istanze di emancipazione/partecipazione; e lo fa non più nel nome
della Rivoluzione proletaria, ma della Costituzione repubblicana. Inoltre: il volume, nella
sua costruzione narrativa interpretativa e negli orizzonti mentali culturali che, fra le righe,
vi si riscontrano, ci fornisce informazioni indirette sull’autore, ossia sul profilo tipo di un
dirigente politico e amministratore in auge in epoche ovviamente differenti.

Giorgio Sacchetti