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«In queste montagne altissime della Patria». Le Alpi nelle testimonianze dei combattenti del primo conflitto mondiale

Andrea Zaffonato
Milano, FrancoAngeli, 319 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2017

L’a., le cui ricerche sono più complessivamente rivolte allo studio dell’alpinismo
e dell’immaginario legato alla montagna, parte qui dalla constatazione che «la Grande
Guerra rappresentò il primo, fondamentale incontro di milioni di italiani […] con le
Alpi» (p. 7), per approfondire e articolare i diversi percorsi di questo incontro (per la
maggioranza dei militari vera e propria scoperta, per un più circoscritto gruppo evoluzione
di un rapporto precedente) sulla base delle differenti provenienze, sia geografiche
che sociali.
Il libro, denso e al tempo stesso immediatamente fruibile, parte da un ampio excursus
dedicato all’alpinismo prebellico e al ruolo giocato dal Cai, sodalizio nato all’indomani
del 1860 su iniziativa di Quintino Sella, e da altre associazioni alpinistiche filoitaliane
(come la Sat, fondata nel 1872 a Trento), nel veicolare all’interno delle nuove élite borghesi
un discorso patriottico nei primi decenni postunitari. Successivamente, nella parte
centrale e più consistente del lavoro, l’a. passa a un’analisi «dell’ampio ventaglio di impressioni
suscitate dall’interazione dei combattenti con gli spazi alpini» (p. 11), attraverso
epistolari, diari e memorie di guerra scritti da combattenti e reduci, sia ufficiali che soldati
semplici, provenienti da varie parti del paese.
Ampio il repertorio delle fonti, da quelle provenienti dagli archivi del Cai e della Sat,
a un campione di 165 testimonianze edite e inedite (quest’ultime selezionate nell’Archivio
diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, nell’Archivio ligure della scrittura popolare,
nell’Archivio della scrittura popolare di Trento), alle corrispondenze di guerra e, in
genere, alla stampa coeva. Ampia e documentata anche la Bibliografia presente nelle note
e poi riportata, insieme a una ricognizione delle fonti, in fondo al volume.
Si tratta, in definitiva, di un lavoro ben strutturato, inscritto in un percorso di studi
proprio alle analisi sulla pedagogia patriottica e il nation building e, insieme, alla recente
attenzione per le fonti della memoria e in particolare per le «scritture popolari» (di cui si
discute nell’Introduzione), così presenti nella produzione sulla prima guerra mondiale data
alle stampe in occasione delle ultime celebrazioni. Complessivamente interessante, pur se
con qualche ridondanza, attraverso una specifica analisi del processo di avvicinamento
degli italiani alla montagna e al suo «mito», segnato in modo forte ma non lineare dalla
drammaticità dell’evento bellico, il volume contribuisce più in generale a nuove letture
sulle trasformazioni, nel corso degli ultimi due secoli, nella sensibilità verso il paesaggio
e l’uso del territorio, fino ad attuali quesiti circa una sua crescente «musealizzazione».
Aspetti, questi ultimi, a cui sono dedicate le pagine conclusive.

Lidia Piccioni