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Introduzione alla World History

Eric Vanhaute
Bologna, il Mulino, 268 pp., € 25,00 (ed. or. London-New York, 2013, traduzione di Andrea Asioli)

Anno di pubblicazione: 2015

Scritto con l’intenzione di introdurre il lettore alla world history, il testo di Vanhaute risulta sin dalle premesse e nella sua struttura poco convincente. Innanzitutto, l’a. con- sidera la world history «una disciplina autonoma, con una metodologia e un approccio tematico e teorico ben precisi» (p. 23), trattandola quindi come oggetto di studio più che una prospettiva storiografica, senza peraltro tener conto del dibattito in merito. Questa presa di posizione lo porta a una visione della world history che si inserisce in una tenden- za consolidata anche se discussa e distante da quella in gran parte accettata dal mondo accademico. Pur richiamando il fatto che la world history sia scaturita dalla crisi della storia universale tradizionale, teleologica ed eurocentrica, l’a. tende, infatti, a pensarla in termini simili, come una «metastoria» che «cerca di dare significato alle miriadi di azioni umane» (p. 30) adottando «una prospettiva contemporanea. E morale» (p. 31). A dare senso e significato alla vita di individui, gruppi, nazioni e civiltà sarebbe il loro inserimen- to nella «più ampia cornice della storia umana» (p. 23).
La world history, così intesa, si configura, perciò, come una world wide narrative, sen- za più, però, un centro ordinatore, sostituito dal «confronto e [dall’] interazione a livello globale» (p. 23), mostrando come l’a. tenda a confondere i presupposti teorici con gli ap- procci metodologici. Allo stesso modo, ambigua e contradditoria appare la sottolineatura del carattere inclusivo, integrato e globale della world history, salvo poi strutturare il libro su «dieci narrazioni parallele» che prendono spunto dalle «grandi domande della storia umana» (p. 9). L’a. affronta, così, alcune grandi tematiche – dallo sviluppo dell’agricoltura a quello delle organizzazioni politiche, dalla diffusione di fedi religiose alla crescita delle disuguaglianze economiche – trasversalmente allo spazio e al tempo, dalla preistoria all’età contemporanea, entro un orizzonte globale, esaurendo necessariamente il tutto in brevi capitoli che finiscono per essere schematici e, per molti tratti, anche generici. Una serie di piccole «grandi narrazioni» che sembrano trovare senso soltanto nell’idea che i fenomeni storici sono frutto di interazioni e influenze sviluppatesi, di volta in volta, su scale diffe- renti sempre più ampie.
Proprio l’impossibile convergenza tra parallele e la pretesa di misurarsi con la storia umana tout court – intesa in termini talmente ampi da diventare astratta e quasi a-storica
– rende il libro in definitiva inafferrabile, sia dal punto di vista dell’impostazione teorica, sia nel suo sviluppo contenutistico. Lo testimoniano anche le innumerevoli domande poste dall’a. che non trovano risposta. Più utile l’ampia rassegna bibliografica e sitografica sulla world history posta in chiusura che offre un quadro ricco su un ambito ancora poco frequentato in Italia.

Giorgio Del Zanna