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Italian Psychology and Jewish Emigration under Fascism. From Florence to Jerusalem and New York

Patrizia Guarnieri
Palgrave Macmillan, 275 pp., $ 100,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume elegge a questione principale l’impatto che la dittatura fascista ha avuto
sulla cultura della psicologia italiana negli anni tra le due guerre. In particolare, sulla base
di una quantità impressionante di fonti primarie – che comprendono riviste di psicologia
e pubblicazioni dell’epoca, nonché manoscritti, carte private e documenti archivistici
sparsi fra Italia, Stati Uniti, Inghilterra e Israele – Patrizia Guarnieri indaga i meccanismi,
sottili ma non di meno violenti e censori, che hanno regolato l’impervia e faticosa ricezione
delle scienze psicologiche nel contesto italiano.
A questo scopo, si concentra su studiosi che, come Francesco De Sarlo, il fondatore
dell’Istituto di Psicologia di Firenze nel 1903, e i suoi brillanti allievi, fra cui Enzo Bonaventura
e Renata Calabresi, avviarono una feconda quanto innovatrice strada della ricerca
nell’ambito della psicologia sperimentale contestualmente a quanto stava accadendo in
altre realtà europee. La studiosa mostra il ruolo pionieristico che l’Istituto fiorentino ha
giocato nella legittimazione della psicologia in Italia, grazie anche all’impegno di una figura
chiave della cultura primo-novecentesca quale fu quella di Pasquale Villari, senatore
ed ex ministro dell’Istruzione nell’età liberale.
La seconda parte del volume è dedicata alla ricostruzione dell’emigrazione di Bonaventura
e Calabresi che, a causa della loro origine ebraica, lasciarono il paese, senza farvi
più ritorno, dopo la promulgazione delle leggi razziali, nel 1938. Grazie a una documentazione
inedita quanto originale, l’a. ci mostra le difficoltà cui andarono incontro i due
psicologi i quali, una volta lasciata l’Italia, dovettero ripensare la propria vita, personale
e professionale, in una dimensione internazionale non sempre favorevole ad accogliere
profughi in fuga dalle persecuzioni. Le pagine dedicate alla vicenda di Enzo Bonaventura
rendono appieno i complessi cammini della sua emigrazione: appoggiandosi alla
rete sionista e sionista egli stesso, riuscì, dopo molte traversie, a trasferirsi, insieme alla
famiglia, nella Palestina mandataria dove insegnò psicologia all’Università Ebraica di
Gerusalemme sino alla sua morte, avvenuta nel 1948. Non diversa, se non più ostica
poiché dettata da questioni di genere, dall’assenza di un proprio nucleo familiare e dalle
convinzioni antifasciste, si è configurata l’emigrazione di Renata Calabresi la quale, dopo
lunghi passaggi burocratici per ottenere il visto per gli Stati Uniti d’America e grazie alla
rete antifascista di Gaetano Salvemini e Nino Levi, arrivò a risiedervi insieme al fratello,
dedicandosi, non senza difficoltà, alle sue ricerche, già avviate in Italia, nell’ambito della
psicologia clinica

 Elena Mazzini